Page 93 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
P. 93

...perfino  nella  stessa  capacità  di  dire  bugie.  «Menti  come
                respiri», gli dice sua moglie. Oddio: non che a somigliargli lei

                faccia una gran bella figura. Il ritrattino è spietato: «Pulcinella
                ipocrita  e  vigliacco».  «Debole,  abulico  e  mistificatore.»

                «Presuntuoso,  incerto  e  imbroglione.»  «Un  tipo  che  non  vuol
                bene  a  nessuno.»  E,  per  finire,  quella  ammissione  terribile:

                «Non ho proprio nulla da dire ma lo dico lo stesso».



                E va bene. E con questo? Con questo non si può certo dire che il
                film sia autobiografico: in senso spicciolo. E se anche lo fosse?

                Non voglio fornire allo spettatore una interpretazione in chiave
                aneddotica, biografica. In chiave biografica il film diventerebbe

                solo una inutile, fastidiosa esibizione narcisistica.


                Magari lo è. Una splendida, impudica chiacchierata narcisistica.



                Mi dispiace, ma non credo che sia così. È la storia di un uomo

                come ce ne sono tanti: la storia di un uomo giunto a un punto di
                ristagno, a un ingorgo totale che lo strozza. Io spero che dopo i

                primi  cento  metri  lo  spettatore  dimentichi  che  Guido  è  un
                regista, cioè un tipo che fa un mestiere insolito, e riconosca in

                Guido  le  proprie  paure,  i  propri  dubbi,  le  proprie  canagliate,
                viltà,  ambiguità,  ipocrisie:  tutte  cose  che  sono  uguali  in  un

                regista come in un avvocato padre di famiglia.



                Senta, signor Fellini: l'avvocato padre di famiglia potrà anche
                riconoscersi in Guido, però resta il fatto che Guido è Fellini. Ma

                via: sembra un atto testamentario, quel film, un tirare le somme.
                A  parte  il  fatto  che  tirare  le  somme  della  propria  vita  a

                quarantatré anni mi sembra un po'"esagerato.


                Perché? Meglio tirarle presto che tirarle tardi: quando non c'è

                più tempo di cambiar nulla.



                Quarantatré anni non sono un'età precoce per tirare le somme


                                                           93
   88   89   90   91   92   93   94   95   96   97   98