Page 98 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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sé stessi, con la tua parte più segreta, più genuina, più
misteriosa, e quando ti rivolgi a quella c'è sempre il caso che
venga fuori qualcosa di buono perché chiedi aiuto a ciò che v'è
di più prezioso in te, di più vergine... Oddio, piantiamola: dette
così certe cose diventano ridicole. Io volevo dire soltanto che
non capisco come una non possa pregare, non essere affascinata
dal mistero, è così stupido chiudere gli occhi al mistero, così
disumano, un atteggiamento da bestie. Il mistero di tutto... il
silenzio che ti circonda e diventa chiarore... Orià! Ma che mi fai
dire?!
Io nulla: è lei che parla. E sa chi mi ricorda quando parla così?
IngmarBergman. Straordinario quanto vi sia in comune tra lei e
Bergman: lei così romagnolo, Bergman così nordico, lei così
sanguigno, Bergman così ascetico. A parte i vostri film, che mi
sembra abbiano molti punti in contatto, anche lui non riesce a
far niente fuori del proprio paese, anche lui è un peccatore
ossessionato dal peccato...
Bergman, sì: di lui ho visto anche un film, Il volto. Mi è
piaciuto moltissimo. Bergman è il più grande autore
cinematografico che esista oggi.
Dopo Fellini? Prima di Fellini? O contemporaneamente a
Fellini?
Mascalzona, che ne so? Come faccio a dirlo? Per me è un
fratello. Egli è ciò che deve essere un uomo che parla agli altri:
la tonaca del profeta, e in testa il cilindro coi lustrini del
pagliaccio. Ecco: Bergman ha tutti e due: la tonaca e i lustrini.
E Federico Fellini?
Mah! Forse io ho meno tonaca e più lustrini.
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