Page 101 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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parte lo spettacolo si fa coi riflettori accesi. Però ti dirò che sono
assai timido. Sì, lo sono anche se non ci credi e sghignazzi,
proprio timido. E ne sono contento perché non credo che possa
esistere un artista senza la timidezza, la timidezza è una
sorgente di ricchezza straordinaria: un artista è fatto di
complessi.
E quell'altra ricchezza? Quella terrestre, volgare, fatta di un
delizioso conto in banca? Lei è ricco, ormai.
No, e poi no, e poi un'altra volta no. Tesorino mio, ma quante
volte devo ripeterti che il produttore della Dolce vita non sono
io? Sai, a me importa poco dei soldi. Mi servono, ecco tutto.
Che me ne faccio di una villa con la piscina? L'importante è non
aver debiti.
Senta, signor Fellini: il cardinale del film dice una agghiacciante
realtà. «Nessuno viene al mondo per essere felice.» Lei è felice?
È almeno soddisfatto?
Felice? Mah!... Sì... Sto volentieri al mondo, sto volentieri con
gli altri. Mi interessa quel che mi succede, lavoro volentieri:
tanto più che il mio non mi sembra neanche un lavoro.
Soddisfatto...
Mah! Spero di non essere mai completamente soddisfatto:
perché allora sarebbe la fine. M'è andata benissimo, certo. Ma è
andata come doveva andare.
Vuol dire che le sembra giusto avere avuto il successo che ha
avuto? Vuol dire che non ha alcun dubbio sulla legittimità di
questo successo? Vuol dire che non giudica con nessuna
modestia il fatto d'essere esaltato come «il fenomeno
cinematografico più importante del nostro tempo»? Che
insomma trova sacrosanto il trionfo della Dolce vita, questa
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