Page 52 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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E pensare, don Jaime, che perfino io, sua sostenitrice fedele, ho
                sempre pensato che fosse scappato, pardon, partito dall'Italia per

                non saldare quei debiti.



                Ma  che  dice,  querida,  che  dice!  Avevo  l'acqua  alla  gola,  va
                bene,  trenta  milioni  di  interessi  ho  pagato  agli  strozzini  di

                Napoli,  ma  in  Argentina  io  sono  venuto  perché  avevo  un
                contratto con la TV.



                Avrebbe dovuto vedere che feste, quando arrivai. Trentacinque
                cocktail in una settimana, mi fecero.



                Ero sempre ubriaco.



                Per questo, con rispetto parlando, ho sentito dire che lo fosse
                anche dopo, e che se l'è cavata malino a questa TV. So che un

                umorista argentino le chiese: «Dove ha imparato a non cantare,
                don Jaime?».



                E io gli risposi: «A Capo Canaveral, entrando a sinistra». Non è

                un mistero che non so cantare, non so suonare, non so recitare,
                non  so  far  nulla.  Altrimenti  perché  avrei  bevuto?  Ma  bevvi

                dinanzi  a  venti  milioni  di  spettatori,  onestamente,  spiegando
                onestamente perché lo facevo, e non è vero che lo spettacolo fu

                un fallimento: fu un successone, non per nulla la trasmissione
                andò  avanti  due  mesi  e  ci  guadagnavo  un  milione  di  lire  la

                settimana.


                Che pacchia.



                E la rubrica di lettere che teneva su un giornale femminile, don

                Jaime?  So  che  s'era  improvvisato  giornalista  e  dava  consigli
                amorosi alle donne.



                Un altro milione. Una pacchia anche quella.



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