Page 47 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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Querida, complimenti?! Mi sono sposato, ho detto. Lei è la
prima persona, in questa valle di lacrime, che io metta al
corrente di tanta sciagura che avvenne il 1° febbraio, alle nove e
mezzo del mattino, davanti ad un giudice di pace ed un
bicchiere di acquavite, a Montevideo in Uruguay. Ho sposato
Margit Ohlson, la mia stupenda fidanzata svedese, ricorda? Sì,
con tutto il rispetto per Margit... io l'amo, lei m'ama... è
tremendo. Tutti mi dicono Jaime, racconta qualcosa di
divertente, ma questa è una cosa che non ha nulla di divertente:
né per me né per Margit. Povera Margit. Non se lo meritava:
non trova?
E allora perché l'ha fatto, conte? Perché?
E perché si fanno le cose? Perché? Non lo so. Io non volevo,
nemmeno Margit voleva. Poi, una mattina, mi sono svegliato di
buonumore e ho detto: «Margit, ti sposo». E ci siamo sposati.
Perché?
Anche l'altra volta fu press'a poco così. Ma l'altra volta non
avevo mai visto una cerimonia nuziale e volevo provarla.
Stavolta, invece... Il fatto è che in Uruguay non c'è bisogno di
pubblicazioni, di nulla: basta il passaporto. Così abbiamo preso
i passaporti e siamo andati dal giudice che era grasso, piccolo,
buono, e diceva: «Conte, non se ne pentirà?». E io: «Me ne
pentirò, eccome, ma se non mi sposo, come faccio a pentirmi?».
Avevo bevuto qualche goccio di whisky, d'un tratto mi venne
una sete terribile. Chiesi un bicchier d'acqua, Joaquin Ortiz, uno
dei testimoni, mi portò l'acquavite. La bevvi senza capire se era
acqua o acquavite, poi il giudice mi chiese se ero sposato.
Risposi che ero stato sposato con una signora di nome Rosita,
Rosita Arenas, però avevo divorziato e ora ero scapolo: qual
meraviglia. Allora il giudice chiese la medesima cosa a Margit e
Margit rispose lo stesso. Dopodiché ci sposò e fu la fine in
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