Page 43 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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conte.
Un mese avanti il signor conte era partito insieme a due guide
per esplorare la giungla: esattamente la zona dove vivono le
tribù di indios moros. Da allora nessuno aveva saputo più nulla
e si dubitava fortemente di saperne qualcosa: gli indios moros
sono feroci cannibali.
Quella notte, piansi. Dunque era inutile che avessi attraversato
mezzo globo terrestre per venire a porgergli aiuto. Inutile che
avessi rovinato la mia reputazione finendo sopra i giornali come
un'amante tradita. Inutile che avessi trascorso le mie giornate al
telefono anziché visitare l'estuario del Tigre, montare a cavallo
nella pampa, flirtare coi gauchos: don Jaime era morto. Era
morto nel modo più orribile, infilato come la porchetta e
arrostito, mangiato con un contorno di palme dai cannibali del
Paraguay. Anche viaggiando sei giorni di treno, cinque ore di
aereo, recandomi ad Asunción, Paraguay, non avrei più potuto
far nulla per lui. Non mi restava perciò che pregare affinché
nell'inferno gli toccasse il girone più comodo ed onorarne la
memoria seguendone l'esempio. L'indomani sarei andata a
mangiare bistecche alla Boca e a fare un bel bagno nel fiume.
Il telegramma mi giunse mentre stavo nuotando nel fiume.
Diceva: «Scampato indios moros sono nuovamente Asunción ed
arrivo Baires domani ore dodici aspettami un fuerte abrazo
Jaime».
Arrivò dopo sei giorni. Da altrettanti lo aspettavo all'aeropark
per avvertirlo che il padrone di casa, esasperato dal mancato
pagamento dell'affitto, gli aveva sigillato le porte e minacciava
di sparargli se avesse tentato di aprirle. Arrivò vestito da
paraguayano, coi suoi baffetti da ballerino di tango, il suo
sopracciglio rialzato da granduca in esilio, immutato e
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