Page 39 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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Il mangiatore di cannibali
Non sono e non sarò mai obbiettiva su Jaime de Mora, fratello
della regina dei Belgi, detto anche Fabiolo. Per me è un
grand'uomo, un artista sublime, un filosofo eccelso. E tale
resterà anche se me ne combina qualcuna. Mi meraviglio anzi
che non me ne abbia ancora combinata nessuna. Corna facendo,
sono l'unico essere vivente che non possa lamentarsi di lui.
Questa stima per Jaime de Mora nacque due anni fa: quando sua
sorella si fidanzò a Baldovino ed egli dette i primi dispiaceri
alla corte di Bruxelles. È di quel periodo infatti la stesura e la
pubblicazione di due dischi non precisamente protocollari:
Fabiola valzer e Baldovino chachacha.
Jaime li compose sul pianoforte a coda che s'era fatto sistemare
nel suo appartamento dell" Hotel George V a Parigi:
nottetempo, disturbando i vicini. I vicini ne erano inferociti
(oltretutto suonava e suona malissimo) ma nessuno ebbe mai il
coraggio di affrontare i suoi baffetti da ballerino di tango e il
suo sopracciglio rialzato da granduca in esilio. Stretto nel frac,
profumato fino all'asfissia, Jaime passava fra loro sdegnoso, e
loro si mordevan la lingua, si abbandonavano a inchini. S'era
mai visto nessuno portar con tal grazia il peso di una tal
parentela? No di certo: e me ne convinsi anche io conoscendolo.
Dopo cinque minuti mi aveva già raccontato che Fabiola s'era
fatta la plastica al naso; dopo dieci minuti mi aveva già detto
che i suoi fratelli son più cattivi del fiele; dopo venti minuti mi
aveva già confidato di non avere né arte né parte e di vivere alla
giornata grazie ad un patrimonio già considerevole ed ora
miserrimo; dopo mezz'ora ascoltava già i miei consigli: «Lei
capisce, don Jaime, che il cognato di Baldovino non deve
suonare come un comune mortale: vale a dire con le mani nude.
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