Page 340 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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La paura, lei ha scritto cose terribili sulla paura. Quando dice ad
esempio: «Non guariremo più di questa guerra. Non saremo più
gente tranquilla. Una volta sofferta, l'esperienza del male non si
dimentica più».
La paura, quando è sempre paura, diventa qualcosa di diverso.
Diventa coraggio, no, assuefazione.
Ecco.
Insomma, quando uno ha avuto troppa paura, non è che ne ha
ancora. O impazzisce, o si ammazza, o non ne ha più. Io non ne
avevo più. Leone era stato arrestato il 2 novembre, morì il 5
febbraio. Era stato messo al braccio italiano ma poi lo misero al
braccio tedesco, perché lo riconobbero, e questo fu il crollo di
tutto. Ricominciai a sperare solo due volte: quando ci fu lo
sbarco di Anzio e quando lo misero all'infermeria. Rossi Doria
era nella stessa infcrmeria ed è lui che mi ha raccontato la morte
di Leone. Poi, poi niente. Poi Leone mi ha fatto avere una
lettera che ho ricevuto quando era già morto ed era una lettera
senza speranza di uscirne vivo. Leone non ha mai avuto
speranza di uscirne vivo. Leone era stato picchiato una seconda
volta dai tedeschi, e gli avevano rotto una mascella. Leone è
stato male, quella notte, e ha chiesto all'infermiere che gli
chiamasse il dottore.
L'infermiere però non ha chiamato nessuno e gli ha dato solo un
caffè. E così Leone è morto e non c'era nessuno quando Leone è
morto. Lo ha trovato morto lo scopino, all'alba, e lo scopino ha
detto che doveva essere morto nelle prime ore dell'alba. Questo
scopino è entrato e Leone era morto. Se non fosse morto di
cuore e di botte, sarebbe morto alle Fosse Ardeatine. Un mese
dopo ci furono le Fosse Ardeatine.
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