Page 337 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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Ginzburg  mi  ha  detto  che  la  novella  gli  piaceva  e  l'avrebbe
                mandata alla rivista Solaria che si stampava a Firenze. Infatti la

                mandò  e  così  conobbi  questo  Ginzburg  che  aveva
                ventiquattr'anni ma ne dimostrava molti di più, serio e accigliato

                com'era.



                Ginzburg  era  nato  in  Russia  da  una  famiglia  molto  ricca  e,
                siccome la sua governante era toscana, la madre lo portava ogni

                anno  a  Viareggio.  Dopo  la  rivoluzione  la  madre  lo  lasciò  a
                Viareggio dove c'era un clima più tranquillo e rimase tagliato

                fuori.  Ginzburg  si  riunì  ai  genitori  solo  quando  essi  si
                stabilirono  a  Berlino.  Qui  infatti  rimase  due  anni,  però  era

                attaccato all'Italia e così volle tornare in Italia. Ecco. Viveva a
                Torino, parlava l'italiano come il russo, e lavorava per Giustizia

                e Libertà.



                Veniva spesso a mangiare da noi o a trovarmi nel pomeriggio,
                questo Ginzburg, e ciò durò fino a quando Mario fu preso con

                Sion Segre alla frontiera svizzera. Oh, scusi, suona il telefono,
                scusi, è mia figlia Alessandra da Pisa, scusi, pronto Alessandra

                come stai?


                Sì, Alessandra. No, Alessandra. Guarda, Alessandra, devo dirti

                una  cosa:  quando  fai  il  bagno  lascia  la  finestra  aperta  per  via

                dell'ossido di carbonio, capito? Dunque cosa dicevo?


                Parlava di Leone Ginzburg. Dica, signora: è per lui che decise

                di firmarsi Natalia Ginzburg anziché Natalia Levi che è il suo
                nome di ragazza?



                Ecco. Prima firmavo Natalia Levi. Poi Alessandra Tornimparte.
                Per  motivi  razziali.  Sassa  Tornimparte  è  il  paesino  da  dove

                spedivamo  i  bauli,  vicino  a  Pizzoli  che  è  il  posto  dove  io  e

                Leone eravamo confinati. Poi Leone morì e io pensai: lui non




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