Page 335 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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non mi riesce e poi, poi niente. Ho scritto la storia della mia
famiglia.
Questa straordinaria famiglia dove tutti sono intelligenti e
antifascisti: vista tuttavia allegramente, quasi fosse una famiglia
qualsiasi. Signora Ginzburg: non si è posto il problema che la
sua famiglia se ne offendesse?
Sì, me lo sono posto. Ma quando uno deve scrivere un libro,
deve scriverlo. Comunque lo dissi a Gino, il mio fratello
maggiore, e Gino non ci trovò nulla a ridire. Anzi, veniva
spesso il giovedì, da Milano, e suggeriva cose che non
rammentavo. Mio padre, lui, avevo paura che si arrabbiasse.
Invece ha capito il libro e ha detto soltanto che lui non gridava,
non sbatacchiava le porte. Gridava eccome, le sbatacchiava
eccome: invece. Ecco, non vorrei sembrare superba ma ho
notato che il libro non piace ai conformisti. Chi si sente offeso,
chi dice vergogna li ha presi in giro, è sempre un
po'"conformista e coi conformisti io non ci so stare: come con i
politici, ecco. La vedo sorpresa, perché?
Perché so che si è occupata di politica e tutta la sua vita è stata
una partecipazione diretta o indiretta alla politica. Perché è stata
la moglie di Ginzburg, e per la sua casa son passati tutti: da
Turati alla Kuliscioff, dai fratelli Treves ai fratelli Rosselli.
Me ne sono occupata però male: da persona che non ci capisce
niente. Ero antifascista, non politica.
Sono stata nel Partito d'Azione ma perché quelli del partito
erano amici miei. Sono stata comunista ma non perché avessi
letto Il capitale. Quand'ero comunista facevo i comizi però mi
sentivo sbagliata, ecco, invece di parlare leggevo, e una volta a
Biella lessi così in fretta che ci misi un quarto d'ora anziché
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