Page 252 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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m'hanno fatto accademico malgrado qualcuno mi tacciasse
ancora di comunista, evidentemente l'intelligence americana
funziona meglio di quella italiana, negli Stati Uniti di
accademici stranieri non ve ne sono che tre: l'inglese Forster,
l'inglese Eliot, e io. Hanno scritto due righe se l'hanno scritte...
Via, professore: e tutti questi ritagli? Nemmeno la buonanima di
Marilyn Monroe ne ebbe tanti.
Bisogna pur contentarsi, nella vita.
Ma questi sono in francese, in inglese, in tedesco, in indostano,
in cinese: e buon prò facciano agli ambasciatori.
Gli ambasciatori! Ah! Quello di Vienna si è comportato bene,
gli uomini, si capisce, non son mica tutti uguali.
Ma altrove! A Budapest gli ungheresi mi hanno accolto come
un re: l'Istituto italiano di cultura non si è fatto vivo. A Mosca
son rimasto sette mesi in ospedale: dall'ambasciata è venuto
solo un consigliere per chiedermi le duemila lire necessarie al
rinnovo del passaporto. Non potevo mangiare il cibo russo, quel
maledetto salame mi faceva male alla pancia, gliel'ho detto, ha
promesso di portarmi un bel mazzo di carciofi perché gli era
giunta dall'Italia una cassa di carciofi, ma lei li ha visti questi
carciofi? Nemmeno io. Per le duemila lire del passaporto, è
venuto. Ma i sette milioni del conto in clinica lo sa da chi sono
stati pagati? Dagli scrittori sovietici. Pronto?
Chi è? Cosa vuole? No, io in provincia di Varese non ci vengo.
Ma perché volete stuzzicarmi, lo sapete come son fatto, lo
sapete che vi mando all'inferno. Andate all'infernoo! Dunque,
cara, che dicevamo?
Parlavamo di soldi. Questa casa modesta, questo conto
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