Page 249 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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morale.» E qualcuno, entrando nella mia vita privata, ha creduto
di confondere la morale con il moralismo.
Ma lei dov'era durante la guerra, professore? Le ha viste le cose
di cui scrive? Era legato a qualcuno della Resistenza? Certo le
saranno capitati alcuni guai, avrà fatto qualcosa.
A Milano, ero. Mica in Svizzera. Solo un giorno andai a
Bergamo come sfollato, e poi un altro giorno a San Michele di
Pagana: per via delle bombe. Cosa vuole che facessi?
Protestavo: come fanno sempre i poeti. Del resto, le mie idee le
conoscevano tutti. Ho subito anche un processino per aver dato
di imbecille a un fascista.
Se me la son cavata, tutto sommato, è perché Mussolini amava
la mia poesia: cose che accadono con i dittatori.
Sì, sì. La amava più di quella di Ungaretti: tanto è vero che
Ungaretti si lamentava dicendo che senza di me lo avrebbero
incoronato in Campidoglio.
L'ho letto sul diario di Krimer, un fascista incaricato di portare i
libri a Mussolini. Ogni volta Mussolini diceva: «Libri di
Quasimodo?». «Ma Quasimodo è antifascista» rispondeva
Krimer. E
Mussolini: «Lo so, lo so, non mi rompete le scatole». E un
giorno, con una manata, ha gettato via i libri perché non ce n'era
uno mio.
Bah!... Questo!...Bah!...
Bah, cosa? Io che c'entravo? Io non sono certo monarchico ma
un mio grande ammiratore poetico è Umberto di Savoia che, per
il Nobel, s'è complimentato prima del presidente della
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