Page 256 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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Viareggio, ho aspettato ventotto anni: ventotto, mi intende? Il
mio primo libro è stato pubblicato nel 1930; da allora, tutte le
volte che ho pubblicato un libro sono stato nella rosa dei
candidati: ma sono premi, quelli? Sono pizze da massoneria.
Non ha notato che le giurie dei premi sono sempre le stesse: da
Viareggio ai sottoprodotti di Viareggio?
Sono sempre le stesse facce, sempre gli stessi nomi. No, io non
ero chiamato a far parte di questa eterna giuria: i cardinali
Mazzarino di Viareggio non mi volevano. Cominciano ora a
chiamarmi.
Ma io dico di no: ho troppo da fare a occuparmi di cose di cui
voi non vi occupate, carini: per esempio a correggere le voci
riguardanti la letteratura italiana d'oggi nell'enciclopedia più
importante d'America. Ah!
L'unica giuria di cui ho fatto parte è stata quella di un premio
organizzato dagli universitari milanesi. E naturalmente i
professori non mi volevano: preferivano uno scrittore di
bachelite o uno di quelli che fanno le scalate in montagna. Non
faccio nomi, tanto lei non li scrive. Invidia.
Nient'altro che invidia. E politica. Io, sa: questi politici che se
non esistesse l'Autostrada del Sole dividerebbero ancora l'Italia
in principati e ducati...
Eppure la politica lei l'ha fatta: non è stato iscritto al Partito
comunista? La poesia sullo sputnik non fu pubblicata
dall'unità»? Del resto, è più che normale per un poeta
appartenere a un partito politico: anche il suo collega Dante
Alighieri apparteneva a un partito.
Sono stato iscritto tre mesi al PC: il tempo di porre una
questione pregiudiziale. O via gli Alicata, i Salinari eccetera, o
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