Page 258 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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la vigliaccheria degli italiani.
Trova davvero che gli italiani siano vigliacchi, professore?
Nel campo della cultura, sì: perché finiscono sempre per
diventare schiavi di cenacoli, gruppi, premi letterari, editori,
partiti. La libertà vigilata di cui parlavo poco fa. L'unico
giudizio positivo che posso dare sulla cultura italiana è quello
che riguarda la nuova generazione letteraria: in certo senso, un
tentativo di ricerca e di contenuto in quella c'è. Manca solo un
nuovo linguaggio: esiste troppo internazionalismo nelle arti e
nella letteratura. Dopo la decadenza della Francia, la nuova
generazione si è tutta rivolta alla cultura anglosassone e succede
quello che succede in pittura: si dipinge a San Francisco come si
dipinge a Milano. Colpa dei jet. Ma il contenuto esiste.
Esiste anche chi legge. Da qualche anno gli italiani leggono
molto di più, i libri si vendono bene.
Vuol dire che la lotta dei politici contro l'alfabetismo ha
ottenuto un risultato contrario. Sì, la gente legge: ma legge
velocemente. Questo è un gran male. E poi ci sono intere
categorie che non leggono affatto. Quella degli avvocati, ad
esempio. I medici sì, loro leggono: hanno una tradizione
letteraria. Ma gli avvocati non conoscono che il Codice penale.
Guardi, professore: con gli avvocati io ci andrei piano. Possono
farle comodo dopo le cose che ha detto: evitarle l'esilio.
Pensi a Dante, a Foscolo, a Guido Cavalcanti: «Perch'io non
spero di tornar giammai...».
Io in esilio non ci vado perché rimango qui. La mia patria è qui,
l'ho sempre detto anche agli stranieri: amo l'Italia e ci starò sotto
qualsiasi regime, anche se fucilano venti persone all'ora.
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