Page 213 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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dispiace? Se le dispiace, lo dica pure: uno dei miei più grandi
amici è un brasiliano che conobbi in Perù e che non aveva mai
visto una corrida. Poi la vide e disse che era uno schifo.
No, no. Scotevo la testa perché mi sembra quasi impossibile che
lei, con questa faccia buona, con questo sorriso dolce, con
queste mani da pianista, curate, sottili, faccia un mestiere così
pericoloso e crudele.
Non è un mestiere. È un'arte: come ballare, come scrivere un
libro. Voglio dire, ecco, insomma, lo dicevo anche a Ernesto
Hemingway: coi tori io credo di sentire quello che sente uno
scrittore quando scrive un libro. Voglio dire: uno sente il
bisogno di scrivere un libro quando lo scrive, no?
Un modo di esprimersi. Ora perché aggrotta la fronte? Qualcosa
non va?
No, no. È per il suo modo di guardare negli occhi. Non mi è mai
capitato di incontrare qualcuno che guardasse dritto negli occhi,
sempre dritto, come fa lei.
Io la guardo come guardo il toro quando fo la corrida. Parlare
con una donna è come fare una corrida e alla corrida l'unico
modo per salvarsi è guardare il toro dritto negli occhi. Se lo
guardi negli occhi non ti distrai, lo tieni a bada, e capisci se
vuole infilarti o se mente.
Io non ho nessuna intenzione di infilarlo e non sta a me non
mentire: sono io che faccio le domande, caro don Antonio.
Dunque incominciamo subito dicendo che una delle ragioni per
cui sono qui è la notìzia secondo la quale lei avrebbe deciso di
ritirarsi. Secondo me è una bugia. Nessun torero si è mai ritirato
a trenì anni, nel massimo della sua gloria, della sua efficienza
fisica, e tre o quattro libri su di lui, il suo stile, la sua scuola...
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