Page 208 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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Mi  girai  smarrita  in  cerca  del  vecchio,  gli  chiesi  se  questo
                accadeva per esasperar me, divertirsi su me. Il vecchio rispose

                che  Antonio  non  ci  pensava  nemmeno,  s'era  perfino  scordato
                che io fossi lì, come gli altri. Stavano solo giocando l'incredibile

                gioco  che  gli  spagnoli  apprezzano  quanto  una  notte  d'amore:
                quello  sopra  la  morte.  E  in  quel  gioco  s'erano  come  perduti,

                nessuno avrebbe potuto fermarli: perché nei loro cervelli Marco

                e  Mercedes  erano  morti  davvero.  Stessi  attenta:  tra  poco
                avrebbero  preso  a  dire  Requiem  Aeternam,  poi  a  bere.  «Di

                sicuro,  comunque,  non  sappiamo  che  questo,»  proseguì  don
                Antonio «che sono morti. «Diciamo un Requiem Aeternam.» E

                attaccò; i suoi amici con lui. La Land Rover correva nel buio,
                Marco e Mercedes aspettavano al bivio un meccanico che non

                sarebbe mai giunto, io mi struggevo di ira impotente, e quelli
                recitavano  il  Requiem  Aeternam,  Lo  recitavano  quando

                attraversammo  Jerez,  senza  fermarci;  lo  recitavano  quando
                passammo pel villaggio seguente, senza fermarci; lo recitarono

                fino  a  che  don  Antonio  alzò  il  braccio  e  disse:  «Stop  !  Ora
                berremo perché Marco e Mercedes si trovino comodi in Cielo».



                Quindi scese, entrò in un'osteria, chiese un fiasco di vino e otto

                bicchieri. Avuto il vino e i bicchieri si tolse il cappello, lo posò
                sopra il tavolo; si tolse l'anello, lo posò sopra il tavolo. «Questo

                è  Marco»  disse  indicando  il  cappello.  «Questa  è  Mercedes»
                disse  indicando  l'anello.  «Povero  Marco,  povera  Mercedes.

                Sembra che dormano. Beviamo alla loro memoria.» Poi versò il
                vino,  porse  i  bicchieri.  Come  un  automa  io  accettai  il  mio

                bicchiere,  bevvi  con  loro.  Allora  don  Antonio  riprese  il
                cappello,  rimise  al  dito  l'anello,  si  fece  il  segno  della  croce,

                solenne ordinò: «Vàmonòs». Il viaggio riprese in silenzio, fino
                alla seconda osteria: dove don Antonio fermò, di nuovo chiese il

                vino  e  i  bicchieri,  di  nuovo  si  tolse  il  cappello  e  l'anello,  di
                nuovo dichiarò: «Povero Marco, povera Mercedes. Sembra che

                dormano. Beviamo alla loro memoria». Poi il segno della croce,



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