Page 207 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
P. 207
Mercedes tornarono alla loro automobile, proseguirono in un
sollevare di acqua, uno sprofondare di buche. A una buca più
fonda il motore prese a tossire, zittì. Nessuno sapeva aiutarli?
«Puedo probar» si offrì Ordonez e, allegro come un fringuello,
alzò il cofano, ruppe in pochi secondi quel che c'era da rompere.
Poi, allegro come dieci fringuelli, osservò che l'unica cosa da
fare era lasciarli ad attender soccorsi: per strada avrebbe
avvertito un meccanico. Non avvertì proprio nessuno. Ripartito
si mise a cantare flamencos e invano, mentre la Land Rover
correva verso Jerez, gli chiedevo di ricordar la promessa,
supplicavo, maledivo, gridavo. Lui seguitava a cantare, gli altri
cantavan con lui, e l'unico che stesse zitto era il vecchio: le
labbra piegate in un misterioso sorriso. D'un tratto, mentre io
invocavo la punizione di Dio, don Antonio alzò un braccio,
ordinò al coro di smettere, serio serio esclamò:
«Credete che siano morti affogati?». «No, io dico che sono
morti bruciati» rispose José. «Certo non v'è nulla di peggio che
toccare il motore nel buio» proseguì don Antonio. «Si tocca la
vite sbagliata ed esplode ogni cosa. Povero Marco, povera
Mercedes.» «D'altronde potrebbe anche averli ammazzati il
meccanico» corresse Fernando. «Possibile?» «Molto possibile»
osservò don Antonio.
«I meccanici sono tutti assassini in Andalusia. Zac! Una
coltellata alla gola e sei in Cielo. Povero Marco, povera
Mercedes.» «E il freddo? Non lo consideri il freddo?» insinuò
Salvador. «Probabile.
Molto probabile» raccolse don Antonio. «L'anno scorso mi
morirono nove tori di freddo.» Le sue corde vocali che prima
facevano sforzo ad agire ora sembravano unte e la cosa più
straordinaria è che non c'era tono di scherzo nelle sue parole,
alla luce dei fari il suo volto olivastro appariva tristissimo.
207