Page 125 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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troppo impegnata con un safari nel Kenya.
Peccato perché mi sarebbe piaciuto rivederli a Sao Paulo, stare
ancora con loro. Il Baby e la Ira sono talmente simpatici, il
Baby poi è simpaticissimo. Così simpatico che, se divorziasse
da Ira e mi chiedesse in isposa, non esiterei nemmeno un
momento e correrei subito in municipio con lui.
Mentre le dita mi si atrofizzavano per prendere appunti io lo
guardavo di sotto le ciglia e pensavo quant'era simpatico, certo
l'uomo più simpatico che avessi mai conosciuto. Poi chiudevo
gli occhi, con un gran sospiro, e pensavo che nemmeno
sessant'anni fa un nonno calabrese di nome Francesco Pignatari
era salito a Palermo su una nave di emigranti e per quasi un
mese aveva viaggiato dentro la stiva per giungere senza
nemmeno un cruzeiro al grande paese dove cresce il caffè.
ORIANA FALLACI: Signor Pignatari, lei ha un nome ben
strano per la sua età: si chiama Baby che, se non sbaglio, vuol
dire bambino. Non le da fastidio chiamarsi Baby a
quarantacinque anni?
Ma chi le appiccicò questo nome?
BABY PIGNATARI: Non me ne parli. Fu la mia governante
inglese, Rita Andrews, che Dio la protegga. L'ho rivista tempo
fa, aveva i capelli bianchi, non ho avuto il coraggio di
rinfacciarglielo.
Le ho detto soltanto: però, chiamarmi Baby! Mi ha risposto:
«Meglio che Bobo». Bobo in brasiliano, insomma in
portoghese, vuol dire cretino. Intendiamoci: a me non importa,
ci ho fatto talmente l'abitudine che, se non mi chiamano Baby,
non rispondo nemmeno. E va da sé che quasi nessuno conosce il
mio vero nome: Francisco. Mio padre, invece, diventava una
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