Page 95 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
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Capitolo quarto


                    Anche  queste  sono  due  storie  di  Hollywood.  Ne  sono
                protagoniste  due  donne  che  pochissimi  anni  fa  erano  all'apice

                della  carriera  e  oggi,  scomparse  dalla  scena  del  cinema,
                scivolano lentamente in un malinconico oblio. Una si esibisce
                coi  nervi  a  pezzi  nei  teatri  d'America  e  d'Europa.  L'altra  si

                consuma  in  lacrime  in  una  villa  del  Connecticut,  dopo  essere
                stata a lungo rinchiusa in manicomio.

                    Apparentemente  le  due  donne  non  hanno  nulla  in  comune,
                fuorché  la  tragedia.  Una  è  arrivata  alla  tragedia  per  via  del

                lavoro, l'altra per via dell'amore. Così, almeno, si dice. Eppure
                un  filo  le  unisce:  sono  entrambe  vittime  di  Hollywood.  Non

                avrebbero  rovinato  la  loro  vita  se  il  caso,  o  il  destino,  non  le
                avesse portate su questo pezzo di California agognato da troppi.
                Non  sarebbero  precocemente  deluse  e  invecchiate  se  non

                fossero divenute celebri, ricche e ammirate. Come molta altra
                gente che ottiene il successo senza volerlo, erano nate per essere

                due creature qualsiasi. Una voleva soltanto mangiare e vivere in
                pace. L'altra voleva un marito e dei figli sani. Non ci riuscirono.

                Queste due donne si chiamano Judy Garland e Gene Tierney.
                Devo  aggiungere  che  Judy  e  Gene  non  sono  le  sole  creature

                tragiche uscite da Hollywood. Montgomery Clift, Bette Davis,
                Frank  Sinatra  e  Susan  Hayward,  ad  esempio,  avrebbero  da
                narrare episodi altrettanto sconcertanti.

                  Ho scelto queste due perché mi sembrano più adatte a illustrare
                quella  vena  di  follia  che  corre  per  le  strade  di  Hollywood,  la

                città delle pillole tranquillanti e della psicanalisi.
                  C'era molta gente quella sera, al Greek Theater di Los Angeles.

                Non  ne  avevo  vista  tanta  fuorché  alle  partite  di  calcio  e  ai
                discorsi  del  papa  in  piazza  San  Pietro.  Il  posteggio  delle

                automobili  era  lungo  quattro  chilometri  e  Liza  Murphy,  la
                redattrice di «Newsweek» che mi accompagnava, aveva dovuto
                tornare in autobus dopo aver sistemato la sua. Nelle prime file

                dell'anfiteatro si riconoscevano molti attori, da Sinatra a Clark



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