Page 33 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
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«Marilyn tiene molto alla casa anche perché passiamo in casa
la maggior parte delle giornate» disse Miller. «Le nostre
amicizie sono limitate, a spasso andiamo pochissimo. Sapete
che cosa succede con Marilyn: blocca il traffico, per la strada. E
non basta che si nasconda dietro un foulard o gli occhiali da
sole. La riconoscono dal modo di camminare. Ci ho fatto ormai
l'abitudine, ma in certo senso mi da un po' fastidio.» Guardavo
verso la porta. Sarebbe entrata di lì o dalla stanza che si
intravedeva dalla mia destra?
Evidentemente aspettava che l'intervista col marito fosse
meglio avviata. Miller si accorse del mio sguardo un
po'"ansioso. Di nuovo sembrò sul punto di dirmi qualcosa. Ma
non lo disse.
«Abbiamo solo una automobile, che ci servirebbe averne due?
Guida sempre lei perché sono distratto e non ho il senso della
direzione. Non ci teniamo all'eleganza. Quanto al personale di
servizio, c'è solo una cameriera negra di cinquant'anni che
spesso non fa nemmeno da mangiare»
disse Miller.
«Marilyn è una brava cuoca. Sa fare bene gli spaghetti e il
pane.» Chissà perché parlava tanto di lei.
Non gli chiedevo di parlarmi di lei. L'argomento che volevo
affrontare era il processo. Ce lo portai con fatica.
«È evidente che me lo avrebbero fatto con meno entusiasmo se
non avessi sposato la Monroe» disse Miller. «Il comitato per le
attività antiamericane aveva bisogno di nomi squillanti e non a
caso la prima lista nera era stata fatta a Hollywood e la seconda
alla TV. Broadway, che raccoglie una élite di persone poco
conosciute al grosso pubblico, non ha mai avuto una lista nera.»
Parlò a lungo del processo fatto nel 1948 agli Hollywood Ten, i
dieci scrittori di Hollywood che si rifiutarono di fare nomi dei
comunisti e vennero condannati per questo. Il regista Elia
Kazan, il regista Robert Rossen e il clarinettista Artie Shaw
invece fecero i nomi per non distruggere la propria carriera.
«Così questi lavorano e fanno quattrini. Gli altri non possono
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