Page 180 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
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di Hollywood fin sopra i capelli.
                    «Ora  possiamo  finalmente  discutere»  disse  stringendomi

                conciliante la mano. E la strinse con tanta effusione che ancora
                oggi,  a  pensarci,  il  braccio  mi  scricchiola.  Ma  aveva  appena

                finito  la  frase  che  un  segretario  impaurito  gli  annunciò  una
                chiamata da Londra. Burt soffiò come un mantice poi
                    «All'inferno  Londra!»  disse  e  con  le  dita  nodose  strappò  il

                telefono dalle fragili mani del segretario.
                  «Hello, hello, helloooo! Razza di idiota, perché mi chiami a

                quest'ora? Vuole il trenta per cento?
                  Carogna! Mi dica grazie in ginocchio se gli do la metà. Non
                riesci  a  trovarlo?  Arrangiati!  Fra  una  settimana  lo  voglio  qui

                vivo  o  morto.  Vivo  o  morto,  capisciiiii?  Ah,  ah!  I  signori  di
                Washington hanno detto di no? Piccioncini! Vedremo chi riesce

                a spuntarla. Ma sì: domani sono a Madrid. Ci starò appena tre
                ore.  A  Chicago  mi  aspettano.  Intanto  informa  Parigi  che

                organizzino  il  lancio.  No,  deficiente:  se  scrivi  un  aggettivo
                come fantastico, straordinario o colossale, ti torco il collo come

                a un cappone. Non voglio frasi pompose, capitooo? Qualcosa di
                intelligente  che  sottolinei  la  nostra  reputazione  di  solidità.»
                Gettò il telefono rischiando di romperlo, dettò un telegramma,

                firmò venti lettere, ordinò due tazze di caffelatte.
                  «Lei beve il caffellatte? No? Io invece sì. Il whisky fa male.»

                Si buttò a sedere sul divano di pelle pregiata. «L'ho comprato
                nel  Marocco»,  accavallò  le  lunghissime  gambe  e  cominciò  a

                martellarmi di cifre.  «Mi fanno  ridere quando  parlano di  crisi
                nell'industria cinematografica. Io ho fatto tredici film e non ne

                ho sbagliato uno solo. Prendiamo Marty. Su, su, mi dia la matita
                e  il  taccuino.  Lo  sa  quanto  m'è  costato?  Trecentotrentamila
                dollari, ah ah! Lo sa quanto ha fruttato? Quattro milioni e mezzo

                di dollari, ah ah! Certo, Marty è una eccezione, quel che si dice
                una ciambella col buco. Ma prendiamo Trapezio. Burt, mi dico,

                questo  è  un  film  che  ci  devi  spendere  su.  Sicché  parto  e  ci
                spendo  tre  milioni  di  dollari.  Bene.  Lo  sai  quanto  mi  frutta?

                Sedici milioni di dollari, ah ah! Ma prendiamo un esempio più



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