Page 173 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
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personaggio di Hollywood che non abbia mai avuto un Oscar.
(E a chi glielo ricorda, De Mille risponde: «Ho vinto l'Oscar del
box office. Ogni volta che ricevo un insulto le lacrime dei miei
spettatori aumentano del dieci per cento»). I suoi film possono
piacere o dispiacere, ma nessuno può negare che egli occupi un
posto definitivo nella storia di Hollywood e del cinema stesso.
La storia di De Mille e di Hollywood comincia, praticamente,
nel 1912: a un tavolo del Claridge Hotel di New York. A quel
tempo Hollywood aveva nove anni e De Mille trentadue. Né
l'una né l'altro disponevano di un briciolo di popolarità.
All'inizio del secolo la produzione cinematografica si svolgeva
tutta a New York: dove la Motion Pictures Patents esercitava il
monopolio delle macchine da presa e delle pellicole, facendo
bastonare da squadre di gangsters chi pretendeva di produrre un
film da sé. Il sobborgo californiano che la signora Daeida
Wilcox aveva chiamato Hollywood cominciava soltanto allora
ad arricchirsi di qualche negozio e di qualche strada. Nessun
cinematografaro sospettava che il suo ranch fosse adatto a
girarci i film. L'unico a ribellarsi alle bastonate dei gangsters e
che si fosse recato a Los Angeles era David W. Griffith, che
aveva girato il Conte di Montecristo in una soffitta della città, in
Geòrgia Street.
Cedi Blount De Mille, discendente da nobile famiglia olandese
emigrata in America nel 1658, era un commediografo, come il
padre. La sua commedia più importante, Cheer Up, era però
stata un fiasco. Sognava dunque di cambiare mestiere e un
giorno andò a mangiare al Claridge Hotel, dove incontrò un
amico, Jesse J. Lasky, ex sassofonista divenuto direttore delle
Folies Bergère a New York.
Anche Lasky era nei guai: le Folies Bergère avevano chiuso. I
due stavano compiangendosi a vicenda quando sopraggiunse il
cognato di Lasky, Samuel Goldfish, ventiseienne fabbricante di
guanti.
«Sono rovinato,» disse Goldfish «la mia fabbrica di guanti è
fallita.» «Che coincidenza,» disse educatamente De Mille
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