Page 172 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
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Intesi?».
Oh, no. Non si sfugge ai Comandamenti del re. Alle otto io ero
al Beverly Wilshire a vedere I Dieci Comandamenti di Cecil De
Mille; accanto a una monaca, a un prete e a due innamorati che
si toccavano il piede. Quattro ore e un quarto durava la
proiezione e quattro ore e un quarto, senza fumare perché nei
cinema di Hollywood è proibito, rimasi con gli occhi fissi sullo
schermo a colori.
Dovetti seguire l'epopea di Mosè dal momento in cui lo
mettono dentro una culla di vimini al momento in cui, vecchio e
stanco, si avvia a morire. (E tutti sanno quanto visse Mosè).
Dovetti udire perfino la voce del Signore che parlava in inglese,
mentre il prete e la monaca si segnavano e i due innamorati
rabbrividivano senza toccarsi più il piede. E l'indomani, alle
due, ero nuovamente dal re, vestita di nero, per subire il suo
esame.
Sapevo che non mi avrebbe risparmiato e, infatti, non mi
risparmiò. Mi interrogò con la stessa crudeltà dei professori alla
maturità liceale. Poi, quando ebbe finito e l'ebbi convinto che
avevo visto davvero il suo film, chiese ansioso se mi fosse
piaciuto. Non riuscii a deluderlo: gli dissi di sì.
E, stupita, vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime.
«Oh, grazie,» balbettò «grazie, grazie.» Era tanto felice che il
suo film mi fosse piaciuto che, a un tratto, gli perdonai tutto
quel che mi aveva fatto soffrire. Sentivo per lui una sorta di
tenerezza e di agghiacciante rispetto. Improvvisamente capivo
perché lo chiamassero il re, e che non c'era ironia in questo
titolo, assai meritato.
Un numero incalcolabile di nemici ha detto, più d'una volta, a
De Mille di legarsi una pietra al collo e di buttarsi a mare. E a
un numero incalcolabile di nemici De Mille ha risposto, con la
Bibbia in mano, che volentieri avrebbe loro regalato un fucile il
giorno in cui avessero deciso di farsi saltare il cervello.
Oltre mezza popolazione del globo terrestre ha visto i suoi film
e nessun critico gli ha mai dedicato una lode. È l'unico
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