Page 159 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
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predecessore.  Quella  figura  bassa  e  robusta  non  suggeriva  la
                romantica malinconia di Montgomery Clift. I suoi occhi piccoli

                avevano  una  brutale  spavalderia.  Se  Clift  era  stato  l'eroe  del
                dopoguerra,  Brando  fu  l'eroe  di  un'epoca  dominata

                dall'ossessione della Cortina di Ferro: il giovane americano che
                si prepara ruggendo alla Terza guerra mondiale.
                    Anch'egli  evitava  la  gente:  non  correva  dietro  alle  donne,

                sosteneva di odiare il denaro: «Hollywood è una grossa banca
                dove tutti cercano di fare quattrini, ma io me ne frego». Sincero

                o  impostore,  era  un  nevrotico:  andava  dallo  psicanalista.
                Frequentava  i  locali  notturni  dove  vegeta  la  delinquenza
                minorile di Los Angeles, una volta s'era trovato coinvolto nella

                retata della polizia. Gli hollywoodiani lo detestavano per la sua
                villania. Ma Hollywood rispetta chi non ha paura di Hollywood.

                Si cominciò a scrivere, con l'aria di crederci, che le impennate
                di Brando «riflettevano l'ansia di una generazione».

                  Il Brando che ho conosciuto, tuttavia, non ha simili ansie. Ha
                abbandonato i blue jeans e s'è vestito di grigio: con la camicia

                bianca che compra a Roma e le cravatte di Fath che compra a
                Parigi. È ingrassato e fa l'inchino quando saluta. Non respinge
                la pubblicità perché fa il produttore e ha bisogno che si parli di

                lui. Ha una moglie incinta e viaggia con molte valige. È d'animo
                delicatuccio e sensibile.

                  Durante la conversazione entrò un'ape dentro la stanza. Walter
                Seltzer,  suo  manager  e  socio  in  affari,  arrotolò  un  giornale  e

                cercò di spiaccicarla perché non pungesse nessuno, soprattutto
                Marlon Brando.

                  Balzò in piedi: addolorato come se Seltzer stesse picchiando
                un neonato. Dolcemente spinse l'ape fuori dalla finestra e disse
                come  il  profeta  Elia:  «Al  mondo  c'è  posto  anche  per  lei».  Il

                Brando  dell'ape  è  un  Brando  che  si  interessa  ai  contorti
                problemi dell'ONU, sa tutto sul federalismo europeo, dal 1950

                ha  messo  da  parte  due  milioni  di  dollari,  circa  un  miliardo  e
                trecento milioni di lire.

                    Terribile  per  uno  che  diceva  di  odiare  il  denaro.



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