Page 114 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
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Il giovane albero Marilyn Novak non dava molti frutti.
Sarebbe inesatto dire che Benno Schneider ne era entusiasta. Il
metodo Schneider consiste nel proiettare agli allievi «un buon
vecchio film interpretato da un buon vecchio attore o attrice».
Marilyn riusciva come la Lollobrigida riesce a parlare inglese.
Pigra per temperamento, linfatica per costituzione, la ventenne
di Chicago sembrava galleggiare in una perpetua nebbia di
sogno. Si dedicava con energia soltanto alla bicicletta. Non
faceva che andare in bicicletta perché le avevano detto che
l'esercizio assottiglia i fianchi e le gambe.
Raramente usciva dallo Studio Club, dove abitava insieme a
Rita Moreno.
Lo Studio Club è una specie di collegio per ragazze che
vogliono «fare castamente carriera». Le pensionanti non
possono rientrare dopo mezzanotte e gli uomini non possono
entrare nella loro camera.
Fidanzati e boyfriend hanno libero accesso alla sala di
soggiorno soltanto se la pudica direttrice Florence Williams è
presente. In compenso la retta è bassa: quindici dollari la
settimana per una camera a due, diciannove dollari e mezzo per
una camera singola, breakfast e cena comprese.
Ospita ottanta squattrinate ed è retto dall'IWCA. Gode di
onorata popolarità. Vi abitarono, un tempo, Donna Reed, Linda
Darnell e Marilyn Monroe. È retto, tuttavia, dalla medesima
legge spietata che regola il vivaio degli attori. Dopo tre anni, chi
non ha fatto carriera se ne va. A Hollywood non c'è posto per la
gente pigra o sfortunata. Soprattutto sfortunata.
Marilyn restò per un caso. Rita Hayworth, star numero uno
della Columbia, se ne andò e questo mise Harry Cohn di fronte
all'improvviso problema di rimediare alla fuga. Non a torto
Cohn dichiara che il novantacinque per cento dell'industria
cinematografica hollywoodiana è basata sulla mitologia della
star. Ancora oggi la gente va al cinema per vedere la star. Così
Cohn masticò nervosamente il suo sigaro spento, tamburellò
sulla scrivania le sue dita da strangolatore e decretò:
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