Page 118 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
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diventano famose tutto d'un colpo. Dovette anche girare tre film
                prima d'essere lanciata in Picnic, il primo fu Pushover, a fianco

                di  Fred  McMurray,  e  fu  una  impresa  faticosissima  perché  i
                funzionari di Harry Cohn, durante quei mesi di sforzi, avevano

                dimenticato  di  insegnarle  una  materia  importante:  recitazione.
                Fu necessario tagliarle molte battute e, quando le dettero un'altra
                particina in phffft... e l'amore si sgonfia, si decise di farla star

                zitta  più  a  lungo  possibile.  Nel  film  successivo,  L'uomo  dal
                braccio  d'oro,  Kim  sussurrava  invece  qualche  parola  e  questo

                convinse Cohn a tentare il gran salto e a lanciarla in Picnic.
                    L'unico  ostacolo,  in  quella  occasione,  si  chiamava  Joshua
                Logan, il regista. Logan aveva un cast di attori eccellenti, tutta

                gente  venuta  da  Broadway,  e  un  protagonista  della  forza  di
                Holden. Non sapeva che farsene di una bionda esordiente che

                balbettava come un neonato. Cohn fu irremovibile.
                  Dice Cohn: «Gli ingiunsi di scegliere fra Kim e Picnic. Non

                avrei esitato ad affidare il film a un altro regista». Joshua Logan
                scelse Kim. Ma la sua impresa fu tutt'altro che facile. Durante la

                lavorazione  Kim  era  di  nuovo  ingrassata.  Inoltre  aveva  tanta
                paura di Logan da riuscire appena a emettere dalle sue labbra
                suoni indistinti.

                    «Mi  irritava»  dice  Logan  «vederla  arrivare  sul  set  carica  di
                medaglie,  santini  e  amuleti.  Tutte  le  volte  che  la  criticavo,  si

                metteva a mugolare e scappava in chiesa a dire preghiere. La
                mattina  arrivava  tardi  perché  doveva  fermarsi  a  fare  la

                comunione.» «Mi terrorizzava» dice la Novak «il fatto di essere
                considerata  una  star  quando  ne  sapevo  abbastanza  per  far  la

                comparsa.» La guerra, tuttavia, si risolse a suo favore. Incapace
                di recitare, Kim si mosse come si muoveva in privato: in una
                parola recitò sé stessa. Ed era proprio quello che Logan voleva.

                Picnic,  che  doveva  essere  il  film  di  William  Holden,  divenne
                infatti il film della Novak. Quando lo proiettarono, per saggiare

                le reazioni, nelle città di provincia, il successo fu tale che Ely
                Levi pensò di spedire Kim al Festival di Cannes.

                  Cohn non voleva: «È prematuro. Chi la conosce in Europa?».



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