Page 117 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
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dopo due giorni tornava a frignare. Aveva visto il libro di un
                tale  (Kiplitig)  che  aveva  un  nome  tanto  bellino:  Kim.  Lo

                preferiva. Cohn minacciò di pigliarla a ceffoni. Poi aggrottò la
                terribile fronte e riconobbe che essa aveva ragione: Kim era più

                dolce. D'ora innanzi si sarebbe chiamata Kim Novak.
                  (Il nome Kit Marlowe fu dato a una stellina che non ha fatto
                fortuna).

                  Ora tutto era pronto per il lancio pubblicitario. Cohn chiamò
                Ely  Levi  e  gli  ordinò  di  fare  molto  fracasso  sul  nome  Kim

                Novak. La gente doveva conoscerlo prima ancora che uscissero
                i  film  di  Kim  Novak.  Ely  Levi  inventò  allora  uno  slogan:
                «Marilyn Monroe è passata di moda. Ora c'è Kim Novak».

                  La Monroe aveva litigato con la 20th Century Fox sicché non
                c'era pericolo di fare dispetto ai colleghi.

                  Gli studios sono legati da una specie di massoneria: evitano
                sempre di darsi fastidio. Poi Levi fece fotografare Kim Novak

                su  una  pelle  di  tigre  (per  dimostrare  quanto  fosse  profondo  il
                suo fascino) e mentre guardava la televisione in blue jeans (per

                dimostrare  quanto  fosse  semplice  e  sana  nelle  abitudini
                casalinghe). Poi convocò i giornalisti per raccontare che Cohn
                aveva  scoperto  il  prodigio  mentre  il  prodigio  andava  in

                bicicletta per il Sunset Boulevard. Poi la fece vestire di lillà e le
                disse di confessare a tutti che il suo colore preferito era il lillà:

                lillà  i  lenzuoli,  lillà  le  camicie  da  notte,  lillà  la  sua  carta  da
                lettere e il suo cotone idrofilo, lillà la sua vita amorosa che non

                esisteva. Cohn aveva decretato che, per un po'"di tempo, Kim
                potesse  fare  a  meno  dell'amore  e  Kim,  docilmente,  aveva

                ubbidito:  limitandosi  a  una  vaga  promessa  di  matrimonio  col
                proprietario di teatri Mac Krim.
                    I  giornalisti  reagirono  a  questa  montatura  con  entusiasmo.

                Quel prodotto fasciato di lillà era eccellente.
                  Solo su un piano intellettuale e cerebrale furono avanzate caute

                riserve.  Interrogata  su  quello  che  usava  leggere,  Kim  rispose:
                «Prosa  e  poesia».  Non  è  vero,  dunque,  che  Kim  sia  diventata

                una  star  over-  night  come  in  America  chiamano  le  dive  che



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