Page 115 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
P. 115

«We will make a star».
                  Fabbricheremo una star. Era il settembre del 1953. Cohn fece

                adunare  dieci  stelline  che  lo  studio  stava  glamorizzando  e  le
                scrutò come si scrutano i puledri di un ranch quando si vuole

                allevare  un  cavallo  da  corsa.  Poi  puntò  il  grosso  indice  verso
                Marilyn Novak: «That one», quella là. Quasi di peso, Marilyn
                fu scaraventata in laboratorio.

                  Bisognava, anzitutto, eliminarle i difetti. «Dio mio,» dice Ely
                Levi «camminava come un'anatra, non sapeva mai dove mettere

                le mani, stringeva sempre fra le dita un fazzoletto e lo agitava
                con risatine stupide sotto il naso della gente. Si vestiva senza
                criterio.  Quante  cose  dovemmo  insegnarle.»  Eppoi  era  su  di

                peso. Aveva una pettinatura sbagliata, i denti troppo lunghi, due
                incisivi sporgenti, si tingeva troppo la bocca e troppo poco gli

                occhi.
                    Cominciarono  dunque  con  l'ordinarle  una  dieta  severa:  per

                mesi  mangiò  soltanto  sedani  crudi  e  bevve  soltanto  succo  di
                pomodoro. Poi la portarono dal dentista e le livellarono i denti,

                corressero  la  deviazione  degli  incisivi,  rivestirono  qualche
                molare  di  porcellana.  La  consegnarono  al  parrucchiere  che  le
                provò  molte  parrucche:  nere,  rosse,  cenere,  platino,  corte,

                lunghe, mezzo corte e mezzo lunghe, e alla fine si decise per il
                platino e la linea corta. La sequestrò infine Kly Campbell.

                  Kly Campbell è uno smilzo che un tempo fabbricava maschere
                di  cera  e  nel  1932  venne  a  Hollywood  per  questo.  Il  suo

                capolavoro  rimane  una  testa  mozza  di  San  Giovanni  Battista
                che, spesso, ai cocktail dei truccatori, disgustosamente esibisce

                sopra un vassoio tra ravanelli, olive e noccioline. Se lo vedete a
                passeggio, non gli date una cicca. Invece è carico di quattrini e
                molto  autorevole  perché  è  l'unico,  credo,  che  possa  cambiare

                faccia a una donna senza ricorrere alla plastica chirurgica. Vive
                fra  specchi,  pennelli  e  barattoli,  in  un  gabinetto  che  ha  una

                intera  parete  coperta  da  quadretti  dove,  sotto  vetro,  sono  le
                impronte di rossetto lasciate dalle star. Vi sono le impronte di

                Lupe  Velez  e  di  Joan  Crawford,  di  Alice  Faye  e  di  Gloria



                                                           115
   110   111   112   113   114   115   116   117   118   119   120