Page 90 - Oriana Fallaci - 1968
P. 90

tolto  quasi  tutta  la  terra  e  lo  tormentavano  «con  tasse  pari  a
                quelle che voi pagate in America». Per fuggire affittò una barca

                che ogni notte si portava via tre membri della famiglia: lungo il
                fiume, fino al porto di Hei Phong. Era una barca piccola, per

                portarli  via  ci  impiegò  sette  notti.  Quando  i  comunisti  si
                accorsero della fuga, Tran Minh Kha era già a Saigon: con la
                famiglia, i soldi e i gioielli. Nella casa di Bui Dinh era rimasto

                solo il mobilio. Ora è funzionario della polizia centrale, i suoi
                fratelli lavorano nei ministeri, le sue figlie anche. «Signor Tran

                Minh  Kha,  cosa  pensa  di  questa  guerra?»  «Penso  che  sia  una
                guerra santa e che debba finire solo con lo sterminio del Nord.

                Ogni  negoziato  è  impossibile.»  «Signor  Tran  Minh  Kha,  cosa
                pensa degli americani?» «Penso che Dio li ha mandati e spero

                che  restino  a  lungo,  il  più  a  lungo  possibile.»  La  famiglia
                annuisce muovendo insieme le teste, su e giù, su e giù. Il signor
                Tran Minh Kha combatté fino al 1954 dalla parte dei francesi. È

                cattolico e nella pagoda abbandonata che sorge dinanzi a casa
                sua ci manda i figli a ballare. Sulla soglia della pagoda c’è dello

                sterco. Lo ha lasciato il suo cane.


                LA BATTAGLIA DEL RISO. Oggi siamo stati con Barry Zorthian,

                il direttore del Juspao, nel delta del Mekong: a vedere i villaggi
                dove  sono  raccolti  i  disertori  vietcong.  È  stata  una  giornata

                molto  istruttiva,  soprattutto  sul  signor  Zorthian  che  è  un
                cinquantenne  di  origine  armena,  piccolo  e  grasso,  ciecamente
                convinto  che  gli  americani  possano  e  debbano  «insegnare  la

                civiltà a questi poveracci che non hanno mai sentito parlare di
                democrazia  e  di  progresso  tecnologico».  Il  signor  Zorthian

                cammina  come  un  imperatore  e  sorride  come  un  papà
                affettuoso, indulgente. Entrando nei villaggi accarezzava la testa

                ai  bambini  e  diceva  con  rispetto  ai  disertori  vietcong:  «Mi
                congratulo con lei perché so che era un bravo soldato, un audace

                soldato, quando ci combatteva». I disertori lo guardavano incerti
                e  sorpresi,  senza  capire.  I  disertori  erano  chiusi  dentro  questi
                villaggi,  che  si  chiamano  hamlets,  con  le  loro  famiglie.  Gli
   85   86   87   88   89   90   91   92   93   94   95