Page 76 - Oriana Fallaci - 1968
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della sua generazione.
«Il dolore per noi è un fatto normale, non ci arrabbiamo di
fronte al dolore: cerchiamo di sopravvivervi e basta. Andiamo a
ballare, organizziamo le feste, e peggio per chi muore. Lei non
può capire. Lei è venuta qui con la sua logica occidentale, con la
sua scuola umanitaria: tutti gli uomini sono uguali, la vita è
bella e non bisogna morire. Puah! Qui non attacca. Qui si
mangia il riso, non si mangia il pane. Qui siamo in un paese
dove la logica non conta nulla perché vita e morte sono la
medesima cosa, e la scelta non dipende da noi. Dipende forse da
me che un tedesco chiamato Karl Marx abbia scritto un libro e
per via di quel libro ci sia una guerra ideologica fatta da
analfabeti?» «Dottor Khan, vuol dire che la colpa va attribuita a
Karl Marx?» «Non più di quanto vada attribuita alle vostre
chiacchiere sulla democrazia e sulla libertà. Uffa, non mi chieda
di prendere posizione. Non posso, non voglio. Il mio paese lo
vedo come un ammalato che qualcuno contagiò. Ma, poiché non
sta a me guarirlo, e forse non guarirà mai, non m’importa
nemmen di sapere chi fu a dargli il contagio.»
Tra una sentenza e l’altra, Khan mangia con la foga di un
cane rimasto a digiuno nel freddo. Mangiamo anche noi, del
resto: la cucina vietnamita è eccellente. Nidi di usignolo,
granchi appena nati, germogli. I bengala accesi non ci
disturbano più, d’un tratto Moroldo esclama: «In fondo sembra
d’essere a Napoli per la festa di Piedigrotta». E abbiamo solo
una scossa, ma piccola, quando un’altra pallottola cade a pochi
metri da noi. Di nuovo nell’acqua, paf! Come un sassolino. E
sull’acqua rimangono graziosi cerchi concentrici, verso cui un
cane abbaia.
Westmoreland ordina l’Operazione Moose
LA PROSTITUTA. È un fetido bar e i GI ci vengono a cercare le
prostitute. Le prostitute siedono su una panca e sono molto