Page 71 - Oriana Fallaci - 1968
P. 71
giornalisti hanno in questo caos. Parla con Barry Zorthian,
riferisce alla svelta, Zorthian cade dalle nuvole. «Una
fucilazione?! Domattina?! Impossibile. Siamo in continuo
contatto con le autorità, se fosse vero il governo ci avrebbe
avvertito.» Pelou risponde con voce sferzante, il viso duro e
tirato: «Be’, è vero e non vi hanno avvertito. E non c’è tempo da
perdere. Sapete cosa significa».
Significa che i morti non saranno tre ma sei forse nove.
Significa che almeno tre prigionieri americani verranno
giustiziati per rappresaglia dal Fronte di liberazione nazionale.
È sempre così, dal giugno 1965: quando fu annunciata la
fucilazione di Tram Van Dang, il vietcong che aveva compiuto
l’attentato all’hotel Metropole. La radio dell’FLN rispose: «Se
Tram Van Dang sarà fucilato, noi giustizieremo un prigioniero
americano». Tram Van Dang fu fucilato e lo stesso giorno, dopo
sommario processo, il soldato George Bennett cadde sotto il
fuoco di un plotone vietcong. L’ambasciata statunitense protestò
con violenza, il governo vietnamita promise di sospendere le
fucilazioni. Neanche tre mesi dopo, il 22 settembre, il generale
Thi fucilò senza processo nello stadio di Da Nang tre studenti
vietcong: Huynh Van Lam, Huynh Van Chou, Pha Van Cau. I
primi due erano fratelli. Il 26 settembre la radio dell’FLN
interruppe le trasmissioni per un comunicato speciale: «Il
Comitato militare ci informa che in seguito all’assassinio dei
nostri patrioti a Da Nang, due prigionieri americani sono stati
passati per le armi. Essi sono il sergente Kenneth Dorabach e il
capitano Humbert Varsace». Il capitano Varsace aspettava di
esser rilasciato dall’esercito per farsi prete cattolico: era contro
la guerra in Vietnam. Sì, stavolta l’ambasciata statunitense perse
davvero la calma. Al palazzo del governo si udì una voce che
urlava in inglese: «Noi mandiamo i nostri soldati a morire per
voi e voi ci ringraziate causandoci nuove vittime». Il generale
Thi fu cacciato, il presidente Ky tornò ad assicurare che tali
incidenti non si sarebbero ripetuti. Passarono quattro giorni, poi
altri cinque vietnamiti furono portati all’esecuzione. Nella