Page 70 - Oriana Fallaci - 1968
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Le storie di Saigon
Oriana conclude il ritratto della città che da vent’anni è la
retrovia di una guerra spietata: il terribile capo della polizia
che ama le rose, l’americano tranquillo che «non capisce»
l’Asia, la prostituzione più aggressiva del mondo, vetrine di
giocattoli che rigurgitano di mitragliatrici, impassibili
funzionari che da vent’anni leggono Pascal e Sartre mentre
intorno fischiano le pallottole. È un panorama crudele e
divertente, tragico e sarcastico, nel quale si precisano i drammi
individuali e collettivi, l’atmosfera e la sofferenza di un paese
dilaniato dalla più «sporca» delle guerre.
Saigon, gennaio
LA FUCILAZIONE. La notizia piomba a mezzogiorno, mentre
siamo negli uffici dell’Agence France Presse. Domattina alle
cinque tre vietcong saranno fucilati nella prigione centrale di
Saigon. Si chiamano Bui Van Chieu, Le Minh Chau, Truong
Thanh Danh. Furono condannati a morte la scorsa estate. Il
primo per tradimento e detenzione abusiva di armi, gli altri due
per il lancio di una granata che provocò alcuni feriti. Il
vietnamita che è corso a dircelo ha ancora il fiato mozzo:
«Sapete cosa significa!» esclama. Io non lo so e cerco di saperlo
ma nessuno mi presta attenzione. Sono tutti intorno al direttore,
François Pelou, che tenta di rintracciare il capo della polizia,
generale Loan: ci vuole una conferma. Il generale Loan non si
trova, poi si trova ed ammette che la notizia è vera: ha già preso
misure di sicurezza per evitare assalti alla prigione. Allora Pelou
chiama l’ambasciata americana: incredibile il ruolo che i