Page 79 - Oriana Fallaci - 1968
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IL FUNZIONARIO VIETNAMITA. Sorride una felicità che sfiora
l’estasi. Nel volto magro e astuto gli occhi schizzano
divertimento. Di lui posso dire il nome: si chiama Nguyen Ngoc
Ling. Sa il francese come un francese, l’inglese come un
inglese, il tedesco come un tedesco, e anche un po’ l’italiano, un
po’ di spagnolo, un po’ di russo e un po’ di cinese. I vestiti li
compra in via Condotti o in Bond Street. Alla domenica fa lo sci
d’acqua, volando senza timore sui canali controllati dai
vietcong. Gli altri giorni si divide fra il ministero
dell’Informazione e l’agenzia Vietnam Presse che possiede al
cento per cento. Dice, versandomi il tè nella tazza di porcellana:
«L’arresto dei due vietcong che si recavano all’ambasciata
americana è solo l’ultimo incidente voluto dagli Stati Uniti. E
servirà a insegnare loro un po’ di educazione. Anzi, a ricordare
loro che noi non siamo la Repubblica Dominicana». Bevo il tè,
che è squisito, e sorrido: «Signor Ling, non le pare d’essere
ingrato?». Scaccia una mosca con irritazione: «Non è il caso di
parlare di ingratitudine fra marito e moglie». Ancora un sorso di
tè: «Signor Ling, sta dicendo che gli Stati Uniti e il Vietnam
sono uniti in matrimonio?». Scaccia ancora la mosca: «Oh,
certo. Un matrimonio di convenienza, ma un matrimonio. Noi
vietnamiti, sa, non siamo abituati ai matrimoni d’amore e siamo
molto bravi nei matrimoni d’interesse. Quest’ultimi durano a
lungo e la felicità arriva sempre, anche se arriva tardi. Ciò non
esclude, ovvio, i litigi». Colpo di tosse: «Signor Ling, in questo
matrimonio chi è la moglie e chi è il marito?». Sorriso largo,
intelligente, direi irresistibile: «Ma chiaro, la moglie è il
Vietnam! Però vede, nel Vietnam è sempre la moglie che porta i
calzoni. E anche senza calzoni, comunque, ha diritto di saper
quel che diavolo avviene in casa sua». Con un ronzio pazzo di
piacere la mosca cade dentro la tazza di tè.
Il generale ama le rose fino allo spasimo