Page 59 - Oriana Fallaci - 1968
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non abbiamo paura della sofferenza fisica, possiamo dominarla
anche se è grande. A bruciarsi vivi è grande. Non è vero che la
vittima resta asfissiata e non sente dolore. Al contrario, resta
lucida fino alla fine e solo una immensa determinazione può
tenerla inchiodata lì, senza chiedere aiuto. Ricordo Huynh Thi
Mai. Ha sofferto molto. Per questo io venero tanto quel gesto e,
dinanzi a un fratello o una sorella che si bruciano, non provo
pietà od orrore. Provo ammirazione, rispetto. Per questo non
salvai Huynh Thi Mai.
Venerabile Madre, lei è pronta a immolarsi?
Oh, sì. Sì, certo. Fa parte dei miei doveri. Sono nella lotta dai
tempi di Diem, quando lavoravo insieme a Thich Tri Quang,
quest’uomo così giusto, così diritto. Ho accettato sacrifici
peggiori dell’immolazione: sono andata per le città e pei
villaggi a chiedere sommosse e disordine. Certe cose sono una
gran pena per noi perché noi siamo abituati al silenzio della
pagoda e non ci piace urlare dentro i microfoni, non ci piace
avere addosso gli sguardi di mille persone, sentiamo come una
vergogna. Ma è il nostro dovere. Il governo di Ky non è
migliore del governo di Diem, Ky non vuole che i buddisti
facciano un blocco unificato. E se non cerca di metterci uno
contro l’altro, ci mette in prigione. Per questo la nostra lotta
continua. E nella lotta è compreso il «suicidio». Del resto
morire è meglio che vivere male. Sì, sono pronta a dar fuoco
alle mie vesti. E forse lo farò presto. Non appena verrà il
momento giusto. Speriamo che serva.
Poco lontano è la pagoda Xa Loi, il quartier generale
dell’opposizione buddista: appartiene al Venerabile Tri Quang.
La pagoda Xa Loi è un edificio addirittura miserabile, triste. Ci
entri scavalcando accattoni, cani randagi, e qualcosa più del
disagio che viene dall’esser spiato. Nel giugno del 1966 il
Venerabile Thien Minh, luogotenente di Tri Quang, parcheggiò