Page 43 - Oriana Fallaci - 1968
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senza capire che sono uguali agli uomini. Non puoi toccarle se
non le sposi. Non puoi nemmeno andarci a spasso nei campi e
nei boschi, a meno che tu non sia in pattuglia per cercare il
nemico. Così io ero sempre con questa ragazza, da cinque mesi
ci andavo in pattuglia, e le dissi: «Mi sposi?». E lei disse sì. Poi
dissi al comandante che volevamo sposarci e lui ci dette il
permesso. Mia moglie non so descriverla bene. Ha un anno
meno di me ed è più alta e più grossa di me. Ha la faccia tonda e
la pelle scura, e ha due graziosi occhi allegri. Non è bella ma è
buona, ed è piena di dignità, ed è coraggiosa in battaglia, ed è
virtuosa, e io le voglio bene perché mi vuole bene. E perché mi
ha dato un figlio. E perché ama il suo paese. E perché ha avuto
così poco dalla vita, come me.
Come si sposa un guerrigliero
Raccontami di quando vi sposaste, Sam.
Ci sposammo in zona segreta. Una casa di contadini dentro una
foresta di caucciù. Fu il 1° maggio 1965. Fu una cosa molto
semplice, molto veloce. Ci sposò il comandante, che ha
l’autorità per farlo. Disse: «Vi dichiaro marito e moglie». Poi si
firmò le carte e si fece una piccola festa, con le sigarette e i
dolci per tutti. Lei s’era cambiata l’uniforme col vestito
nazionale: pantaloni neri e camicia bianca. Io avevo l’uniforme
pulita e stirata. Ci dettero anche qualche regalo: sigarette,
asciugamani, fazzolettini ricamati e biglietti augurali. Poi il
giorno dopo ci fu un combattimento e dovemmo andare insieme
in combattimento, e questo fu il nostro viaggio di nozze. Non fu
allegro ma era la vita che avevamo scelto. Sai che non abbiamo
mai avuto una casa fino a quando è nato il bambino? Quando lei
rimase incinta qualcuno diceva: mettere un figlio in questo
sporco mondo, perché? Ma io rispondevo: perché abbia una vita
migliore della mia. Perché si goda il Vietnam indipendente