Page 410 - Oriana Fallaci - 1968
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palloncino che ogni tanto scendeva giù come un orfano. E la
faccenda durò fino al momento in cui Nixon mormorò: «To Hell
with them», all’inferno, poi pronunciò quel discorso che è
sempre lo stesso discorso ovunque vada e a chiunque parli. Ma
riguarda anche noi. Molto da vicino.
«La guerra nel Vietnam la risolvo a modo mio»
Disse anzitutto ordine e legge: due parole bellissime quando
non suonino come una minaccia. Perché, accidenti, la legge è
sacra e l’ordine è una necessità: ma che razza di legge è una
legge che ti nega il diritto di cambiare la legge, che razza di
ordine è un ordine che ti nega la libertà di protestare? La voce
dell’America, questa America che ormai invade le nostre vite, ci
piaccia o no, non è forse nata da quel diritto e da quella libertà?
E poi disse basta con le critiche agli Stati Uniti, bisogna
restaurare nel mondo il rispetto per gli Stati Uniti, la guida degli
Stati Uniti. E poi disse basta con queste chiacchiere sul
Vietnam, se le trattative di Parigi sono a un punto morto,
quando lui viene eletto lui dice ad Hanoi mi avete stufato, la
guerra la risolvo da me a modo mio cioè con la forza. A questo
punto sentii un brivido nella schiena. Stavo per abbandonarmi
ad atroci pensieri, quando il signor Nixon si mise a parlare di
noi. E disse che gli americani erano stufi, sì, stufi, di morire per
gli europei, spendere i soldi per gli europei, lavorare per gli
europei, fare l’elemosina agli europei. E i diecimila si alzarono
in piedi, applaudendo, inneggiando, bravo Dick, giusto Dick, e
allora neanche quello che mi era sembrato buffo, come le
Nixonette, i suonatori, i palloncini, mi parve più buffo. Mi parve
anzi tragico, mi parve senza speranza, e abbandonai quel
comizio, e lasciai la campagna elettorale di Nixon.
Lo rividi a uno di quei pranzi che il Partito repubblicano
organizza per raccogliere fondi destinati a far eleggere Nixon. Il
pranzo si svolgeva a New York, all’hotel Americana, il prezzo