Page 375 - Oriana Fallaci - 1968
P. 375

barella  sotto  l’acqua,  mi  hanno  lasciata  sotto  lo  scroscio
                dell’acqua  sporca  mentre  ero  stesa  sulla  barella  e  questo  ha

                contribuito  a  infettare  le  ferite.  Quando  mi  hanno  operata  e
                hanno estratto le schegge i medici hanno trovato le ferite tutte

                infettate.
                    A questo punto ricordo di avere visto un gruppo di studenti
                che  erano  tutti  ammucchiati  e  uno  mi  ha  gridato:  «Forza

                Oriana» e ha fatto un gesto molto bello: si è levato il maglione e
                me lo ha buttato sulla faccia: «Por tu cara. Proteggiti la faccia».

                    È passato ancora moltissimo tempo prima che fossi caricata
                sull’ambulanza  e  portata  a  un  pronto  soccorso  dove  pareva

                d’essere  all’inferno.  Bambine,  bambini  di  tredici,  quattordici
                anni:  a  chi  mancava  una  mascella,  chi  aveva  le  braccia  o  le

                gambe  spaccate,  sangue,  donne,  bambini  piccini,  donne  con
                bambini in braccio. Una situazione pazzesca, da non credere: mi
                hanno buttata in terra, mi hanno tolto i pantaloni e la giacchetta

                perché erano bagnati. Sono rimasta con una camicettina di seta
                puzzolente  e  sporca,  un  freddo,  tremavo…  e  non  mi  davano

                neanche  una  coperta.  Finalmente  ho  detto:  «Datemi  almeno
                qualche cosa», ed è arrivato un dottore, mi ha dato un lenzuolo e

                mi sono coperta con questo lenzuolo.
                    Non ricordo molto di quando sono arrivata in quell’ospedale

                civile  e  come  mi  ci  hanno  portata,  perché  stavo  soffrendo
                maledettamente, soprattutto per la ferita alla schiena. Ricordo di
                essere stata messa in una specie di pronto soccorso, per terra,

                dove sono rimasta almeno un’ora e mezzo senza che nessuno si
                prendesse  cura  di  me,  fuorché  i  poliziotti.  I  poliziotti  in

                borghese venivano da me, mi chiedevano il nome e il cognome
                in  malo  modo,  trattandomi  come  se  fossi  una  criminale  e  mi
                chiedevano  se  ero  un’agitadora,  se  ero  una  guerrillera.

                Rispondevo di essere una periodista e allora volevano sapere di
                che  nazionalità.  Io  dicevo  italiana  e  allora  la  cosa  che  gli

                importava di più era sapere se ero cattolica.
                    Uno me l’ha chiesto con tale violenza che per dispetto gli ho

                detto no. S’è messo a gridare: «No es católica, no es católica!».
   370   371   372   373   374   375   376   377   378   379   380