Page 371 - Oriana Fallaci - 1968
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bersaglio per quelli che sparavano dalla piazza, dall’elicottero,
                eravamo un bersaglio per tutti.



                (Fallaci  si  interrompe.  Quando  si  riprende,  dice: «Scusatemi,
                ferma  un  momento  il  magnetofono  che  mi  sento  male,  molto

                male. Mi sento morire».)


                Ecco, riprendiamo. Vedi, quando io dico che era peggio che nel

                Vietnam,  voglio  dire  che  nel  Vietnam,  quando  sei  dentro  una
                battaglia,  cerchi  di  ripararti,  di  salvarti,  ti  butti  in  un  buco,  ti

                butti  in  un  bunker,  ti  ripari  dietro  qualche  cosa  e  mentre  fai
                questo non c’è mica un poliziotto con la rivoltella spianata che
                te lo impedisce. E non potevi trovare nessun rifugio, non potevi

                entrare  in  nessun  buco,  non  c’era  nessun  bunker  nel  quale  ti
                potevi  rifugiare  e  tutte  le  volte  che  cercavi  di  muoverti  di  un

                millimetro  da  quel  muro  maledetto  che  costituiva  il  bersaglio
                principale e contro il quale ci avevano messi e cercavi di andare
                un pochino più in là dove c’era il muricciolo, questi poliziotti

                distesi per terra ti sparavano addosso, capisci? Sparavano contro
                il muro. Hanno sparato due o tre volte nel muro! Hanno sparato

                nell’ascensore due o tre volte. In questa sparatoria tremenda, mi
                cadevano i bossoli tutto d’intorno. A un certo punto io ho detto:

                «Por  favor,  por  favor  quiero  me  haga  venir,  me  haga  venir
                cerca, cerca!», gliel’ho detto anche in inglese: «Please, please

                let me come there, please please here is too dangerous, too bad,
                please»: per favore qui è troppo pericoloso, lasciatemi venire lì.
                Ma loro mi rispondevano puntandomi l’arma contro e sparando

                nel muro. Quindi io non mi potevo muovere, comprendi, non mi
                potevo muovere assolutamente. L’incubo per cui io alla notte mi

                sveglio  come  impazzita  è  questo,  è  un  incubo  da  racconto  di
                Poe.  C’è  il  fuoco  da  tutte  le  parti,  sei  inseguito  come  uno

                scorpione circondato dal fuoco, che non soltanto ti sparano da
                tutte  le  parti  ma  non  puoi  neanche  metterti  in  salvo  perché

                quando  fai  un  movimento  per  metterti  in  salvo  te  lo
                impediscono  e  ti  sparano  addosso.  Poi  qualcuno  deve  avermi
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