Page 367 - Oriana Fallaci - 1968
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autoblindo.  Sul  fondo,  di  fronte  all’edificio,  c’è  una  specie  di
                cavalcavia e si sono piantati su questo cavalcavia. I camion si

                sono aperti, cioè la parte posteriore dei camion, i soldati si sono
                buttati  giù  sparando.  Ma  non  sparando  in  aria,  sparando  in

                basso, i fucili non li tenevano in alto, li tenevano in basso. Per
                due  o  tre  minuti  siamo  rimasti  sbalorditi,  allibiti  quasi,  per
                questa cosa; questa cosa era un incubo, era al di là dell’assurdo

                perché non era successo niente che potesse giustificare l’arrivo
                di  queste  truppe.  Stavano  dicendo  che  volevano  indire  lo

                sciopero  della  fame  lunedì!  I  ragazzi  hanno  cominciato  a
                scappare. Socrates, non essendosi ancora reso conto che stavano

                sparando veramente alla folla, è andato al microfono e ha detto:
                «Compañeros,  compañeros,  calma  calma  calma,  es  una

                provocación,  es  una  provocación!».  Ma  loro  continuavano  a
                scappare,  volevano  venire  in  avanti.  E  ad  un  tratto  ho
                cominciato a vederli cadere, sai quando vai a caccia e le lepri

                corrono,  come  fanno  le  lepri  quando  le  colpisci,  fanno  una
                specie di capriola e poi restano lì.

                    Da lontano si vedevano piccoli, e si vedevano queste lepri,
                che  correvano  e  facevano  una  capriola,  bom!  E  restavano  in

                terra.  Io  ero  immobilizzata,  letteralmente  immobilizzata  al
                balcone  e  guardavo  la  confusione  violenta,  tremenda,  che  era

                scoppiata e sentivo Socrates che stava raccomandando alla folla
                la calma: ma non so che razza di calma potesse raccomandare a
                questo punto perché erano già cominciati a cadere i primi morti.

                    Davanti a me c’era la piazza, la grande piazza rettangolare
                che dalla nostra parte, dove eravamo noi, finisce in una grande

                scalinata. Ora c’è una cosa che ti voglio spiegare, ti ricordi nel
                film  della  corazzata  Potiomkin  quella  scena  della  folla  che
                scappa  per  quella  scalinata  e  restano  quelle  donne,  quei

                bambini,  tutti  ciondoloni,  ecco  sembrava  la  corazzata
                Potiomkin, questa scalinata ripida dove restavano tutti in giù, a

                testa  in  giù,  era  una  cosa  spaventosa.  Noi  eravamo  chiusi  in
                trappola, ci eravamo resi conto benissimo che stavano puntando

                verso  di  noi,  verso  il  building,  e  io  ho  capito  benissimo  che
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