Page 365 - Oriana Fallaci - 1968
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non andare più perché, hanno detto, se andiamo tutti lì dove ci
stanno aspettando con i bazooka sembra che vogliamo
provocarli.
Al che io gli ho detto per carità non andate, non lo fate,
lasciate perdere, è inutile, è una bravata superflua, non ci
andate. Allora il Socrates è andato al microfono, in questa
piazza che continuava a riempirsi, e ha detto: «Compañeros,
abbiamo cambiato idea, volevamo andare a manifestare davanti
alla scuola. Non ci andiamo più, perché l’esercito ci sta
aspettando con le autoblindo, con i bazooka. Andarci è una
provocazione inutile, per cui mi raccomando, compañero,
appena la nostra riunione sarà conclusa disperdetevi e andate
alle vostre case». La folla, i ragazzi rumoreggiavano un po’:
erano un po’ delusi, ma era evidente che avevano deciso di
rinunciare alla sfilata in direzione della scuola, mi pare fosse la
scuola di Economia e Commercio.
Hanno incominciato la riunione vera e propria. I discorsi
sono stati aperti dalla ragazzina Maribilla la quale ha detto:
«L’esercito ha evacuato la nostra università ma molte altre
scuole restano occupate e noi continueremo la nostra lotta fino
all’applicazione di tutti i sei punti». La Maribilla è una
ragazzina di circa diciotto anni, graziosina, un po’ sciupata da
un labbro leporino, gentile, un po’ timida, parlava con una
vocina che sembrava un uccellino: anche con l’altoparlante non
si sentiva niente.
Dopo ha preso la parola Socrates, che sembra un bambino
coi baffi, ha la faccia di un bambino, come quella di Emiliano
Zapata, ha diciotto-diciannove anni e questi immensi baffi che è
tutto quello che gli è rimasto dei capelloni lunghi, perché i
ragazzi fino all’agosto scorso avevano i capelli lunghi, non
perché volessero fare gli hippy, non perché volessero imitare i
Beatles, ma perché c’è una tradizione al Messico che i
rivoluzionari hanno i capelli lunghi. Così fino a poco tempo fa i
ragazzi portavano tutti i capelli lunghi. Quando la polizia ha
cominciato a fotografarli, a seguirli, ad arrestarli, c’è stata