Page 362 - Oriana Fallaci - 1968
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ero commossa a vederli lì tutti ordinati, tutti insieme.
Questi ragazzi s’erano riuniti nella piazza delle Tre Culture,
quello scorso venerdì, per commemorare i loro morti, perché
avevano già avuto dei morti, un centinaio, credo, dal 26 luglio,
il giorno in cui sono incominciate le repressioni della polizia.
Quel venerdì c’era la polizia, soltanto la polizia, non l’esercito;
era riunita però sulla terrazza della Scuola numero 7, ancora
occupata dalle truppe governative. Questa scuola si affaccia
proprio sulla piazza delle Tre Culture. Dalla parte moderna della
piazza i ragazzi erano arrivati, con i loro cartelli, erano
intervenute anche le madri dei ragazzi ammazzati dalla polizia.
Avevo conosciuto in quell’occasione alcuni capi del Comitato
della huelga, il comitato dello sciopero, e li avevo intervistati.
I discorsi erano tenuti (questo è importante perché è lì che
poi è successo il disastro ieri l’altro) dalla terrazza di un
edificio, una specie di grattacielo popolare, che guarda proprio
la piazza delle Tre Culture. A ogni piano di questo edificio che
si chiama Chihuahua Building, c’è una grande terrazza con una
balaustra abbastanza bassa e lì i ragazzi mettevano degli
altoparlanti e parlavano. Era stata una manifestazione, ripeto,
commovente perché a un certo punto c’era stata la
commemorazione dei morti: pioveva, e tutti questi ragazzi
stavano immobili sotto la pioggia, e le madri dei ragazzi morti
stavano immobili sotto la pioggia. Finita la manifestazione, anzi
durante il minuto di raccoglimento per i morti, qualcuno aveva
acceso un accendino, poi un altro, un altro ancora e poi un altro
ancora e s’eran formati in tutta questa piazza come dei fuochi,
piccoli fuochi fatui, dappertutto c’erano queste fiammelle:
fiammelle e fiammelle e fiammelle, di accendini e di fiammiferi
che finivano per bruciarsi sulle dita. Finché qualcuno aveva
avuto l’idea di arrotolare dei giornali e farne delle fiaccole e
allora tutti si erano messi ad arrotolare giornali e fare fiaccole e
la manifestazione s’era sciolta oserei dire pacificamente con
questa grande fiaccolata. Capisci, avevano arrotolato i giornali,
erano andati via uno a uno, una fila lunga lunga verso il ponte,