Page 374 - Oriana Fallaci - 1968
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sia  andata  sempre  più  dentro  proprio  per  questi  colpi.  Il
                professor Viale mi ha detto che era un pezzo così, che era molto

                grosso, cioè circa sei centimetri, vuol dire che è andata sempre
                più dentro.

                    Mentre  mi  trascinavano  giù  per  le  scale  battevo  il  mento,
                battevo  tutto,  battevo.  Ho  visto  una  mano  pelosa  con  delle
                unghie  quadrate  con  una  manica  verde  che  mi  portava  via

                l’orologio. Ho visto benissimo che mi portava via l’orologio ma
                siccome  ero  in  stato  di  semisvenimento  e  sentivo  tanto  male,

                non m’importava proprio nulla che mi portassero via l’orologio.
                Anzi, lì per lì ho creduto me lo levassero perché dava fastidio.

                Mi hanno portata giù al primo piano per i capelli e poi m’hanno
                gettato  per  terra  in  una  stanza  tutta  allagata  perché  i  colpi  di

                mitraglia  avevano  rotto  tutte  le  tubature  dell’acqua.  Ho
                continuato  a  chiedere  l’ambulanza,  ma  le  ambulanze  erano
                tenute ferme. Io, però, ho fatto un tale fracasso: ho cominciato a

                dire «periodista», «italiana».
                    Ma quelli insistevano a dire che ero un’agitadora. Invece i

                poliziotti sapevano benissimo che ero una giornalista perché il
                collega  Heinrich  Jaenecke  di  «Stern»,  quando  mi  ha  sentito

                gridare:  «Estoy  herida,  estoy  herida»  e  quando  lo  studente  ha
                gridato:  «Hagan  algo:  està  mujer  se  muere»  e  il  poliziotto  ha

                risposto:  «Es  una  guerillera»,  il  giornalista  gli  ha  detto:  «No,
                non  è  una  guerrigliera,  es  una  periodista  muy  famosa,  es
                italiana». Tutti ormai sapevano che ero una giornalista.

                    Dopo  non  so  quanto  tempo  mi  hanno  messa  finalmente  su
                una barella. Pensa che sono stata ferita verso le sei e mezzo e

                soltanto alle nove e mezzo sono stata portata via, forse anche
                dopo, mentre continuava la sparatoria.
                    Mi  hanno  messa  su  una  barella  ma  poi  mi  hanno  lasciata

                sotto quell’acqua sporca, sai, delle tubature spaccate dai colpi,
                che veniva giù e io ero ormai tutta sporca, tremavo. Mi ricordo

                il  mio  bel  tailleur.  Avevo  un  tailleur  di  Capucci  con  i
                pantaloni…  ormai  era  partito,  completamente.  È  tutto

                sforacchiato,  bucherellato,  non  è  più  buono.  Hanno  messo  la
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