Page 323 - Oriana Fallaci - 1968
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accanto, l’immagine di una casa con le tegole color turchese. I
Saggi partono, diretti a nord-est. Per mesi e mesi viaggiano
fermandosi in ogni villaggio, in ogni capanna, e son quasi
trascorsi due anni quando scorgono un monastero col tetto di
giada e di oro. È il monastero di Karma Itolphai Dorje, nel
distretto di Amdo, e non lontano da quello è una casa con le
tegole color turchese. È una casa di contadini. I Saggi si
travestono da mendicanti ed entrano chiedendo pietà. I
contadini, marito moglie e sei figli, li ricevono con gentilezza. I
Saggi stanno mangiando quando irrompe un bambino che dice
di chiamarsi Kondun e di avere due anni. L’età è giusta, i Saggi
lo sottopongono immediatamente all’esame. Essi portano con sé
due rosari identici, due bastoni identici, due tamburi identici.
Ma uno dei rosari e uno dei bastoni e uno dei tamburi
apparteneva al vecchio Lama: solo la reincarnazione del vecchio
Lama può riconoscerli, oltre a loro. «Scegli» dicono al bambino.
E il bambino sceglie il rosario giusto, il bastone giusto, il
tamburo giusto. Poi esclama: «Voi non siete mendicanti, io
voglio venire con voi». I Saggi si gettano ai suoi piedi, agli
allibiti genitori rivelano che la loro ricerca è conclusa: il figlio
che hanno partorito è il quattordicesimo Dalai Lama.
Un pedaggio per Sua Santità
Passeranno ancora due anni prima che essi possano condurlo a
Lhasa. Il governatore di quella provincia è cinese, odia i tibetani
e pretende un riscatto per far partire Kondun: è necessario
recarsi a cercare il denaro. Ma alla fine dell’Anno della Lepre di
Terra, la carovana si forma: trecentocinquanta fra muli e cavalli,
cinquanta persone. Fra queste è la famiglia di Kondun, strappata
alla casa dalle tegole color turchese: la regola impone che i
genitori e i fratelli del Dalai Lama vivano a Lhasa. Il viaggio
dura tre mesi e tredici giorni, attraverso valli e montagne prive
di sentieri, di strade. Il bambino è portato a braccia, oppure su