Page 316 - Oriana Fallaci - 1968
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alla palla o per l’entusiasmo che la cosa gli dava. Piangendo ha
                gettato il giornale che ho raccolto alla svelta per recuperare il

                mio  anello.  Il  mio  anello  non  c’era  più.  «Dov’è?»  ho  chiesto
                con voce rauca a Banerjee. Ma Banerjee era tutto rapito dallo

                spettacolo  di  Shanti  Baba.  «Dov’è?»  ho  ripetuto.  «Tranquilla,
                non  tema»  ha  sussurrato  Banerjee.  La  sua  risposta  non  m’è
                piaciuta  per  niente  ma  mi  sono  imposta  un  certo  controllo

                perché  mi  sono  resa  conto  che  non  c’era  nulla  da  fare:  solo
                sperare.  Ammettiamo  infatti  che  il  mio  anello  fosse

                smaterializzato per moltiplicarsi in numerosi identici anelli: se
                disturbavo  l’operazione,  quello  restava  smaterializzato  e  io

                perdevo ogni cosa. Poi, non so come, il giornale è riapparso fra
                le  mani  di  Shanti  Baba:  forse  uno  dei  suoi  fedeli  lo  aveva

                ripreso nel momento in cui m’ero distratta. Shanti Baba lo ha
                strappato in pezzetti  piccoli piccoli  che ha  lasciato cadere  nel
                grembo. Li ha tenuti un po’. Li ha raccolti. Li ha lanciati in aria

                a mo’ di coriandoli. E loro sono venuti giù in una pioggia di
                anelli.  Ma  sai  che  anelli?  Quelli  da  bambini,  di  latta,  che  si

                trovano dentro le uova di Pasqua.
                    Lì  per  lì  sono  rimasta  secca.  Poi  mi  sono  precipitata  a

                frugarli e vedere se c’era il mio anello. Non c’era. Ho gridato a
                Banerjee: «Il mio anello!». Banerjee ha aggrottato la fronte. S’è

                rivolto a Shanti Baba e ha detto duramente: «L’anello». Shanti
                Baba  ha  finto  di  non  capire.  «L’anello»  ha  detto  di  nuovo
                Banerjee.  E  solo  allora  Shanti  Baba  s’è  scosso,  ha  risposto

                serafico: «L’anello è diventato tanti anelli». Gesù. Che furia mi
                son presa. Ho proprio perso la testa. A un punto tale che non

                rammento  nemmeno  le  parole,  fuorché  la  parola  «polizia».  I
                fedeli  s’erano  tutti  rannicchiati  contro  il  muro,  sembravano
                pecorine impaurite dal sopraggiungere di un’automobile. Shanti

                Baba  appariva  sorpreso.  O  imbarazzato?  Credo  di  averlo
                colpito, sul busto, perché sento ancora la mia mano che tocca

                una cosa di cuoio. Ma nello stesso momento mi son trovata la
                mano  tra  le  mani  di  Shanti  Baba,  e  al  mio  anulare  sinistro

                brillava l’anello.
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