Page 28 - Oriana Fallaci - 1968
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sei  volte  e  la  prossima  sarà  quella  buona.»  «Ma  piantala,
                Norman!» «E poi non mi piace ammazzare, non capisco perché

                si  debba  ammazzare.  Io  vorrei  che  tutti  fossero  vivi,  felici.
                Invece ne ho ammazzati tanti. Tanti! Lì per lì non ci pensi, mi

                spiego, un uomo è un bersaglio. E poi sei arrabbiato perché i
                tuoi amici son morti, odi il mondo e quell’uomo è il mondo per
                te. Dopo però ti dispiace, dici Buon Dio, perdonami, Buon Dio.

                Se tu non credessi che stai combattendo per qualcosa di buono,
                che  la  tua  causa  è  giusta,  che  quando  tornerai  a  casa  ti

                tratteranno bene anche se sei negro, guarda, diventeresti pazzo.
                Ma quando finirà questa guerra? Io non voglio essere ricco, non

                voglio  essere  eroe,  voglio  vivere  e  basta.  La  vita  è  bella,  sai,
                bella. Ora lo so che la vita è bella, prima non lo sapevo. Prima

                ero cattivo a volte, non farò più certe cose che facevo prima.
                Sono diventato più buono a scoprire che la vita è bella.»
                    Poi  Norman  ha  dato  il  cambio  a  Bobby  che  s’è  seduto

                dov’era seduto Norman, e s’è messo a spiegarmi perché gli vuol
                bene.  «Perché  ad  esempio  stamani  gli  è  arrivata  una  radio

                transistor e, sapendo che mi piaceva, l’ha data a me. Ma non è
                neanche questo, è il modo in cui mi accolse quando arrivai. Non

                come  un  sergente,  come  un  fratello.  Qui,  sai,  il  colore  della
                pelle  non  conta.  Partimmo  in  pattuglia  e  si  mise  a  spiegarmi

                come si fa a riconoscer le mine, sul sentiero volle andare avanti
                per  primo.  E  mi  ordinò  di  restare  a  distanza.  Nel  primo
                combattimento  che  facemmo  insieme,  Norman  rimase  ferito.

                Cercai  di  capire  da  che  bunker  sparassero,  lo  capii  e  mi
                avvicinai per lanciarvi una granata. Norman diceva non lo fare,

                scappa, ma io la gettai e rimasi a mia volta ferito. Quando aprii
                gli  occhi  Norman  era  sopra  di  me  che  mi  tirava  via.  S’era
                trascinato fin lì con la gamba piena di schegge, il braccio pieno

                di schegge, e mi tirava via. L’amicizia è bella, forse più bella
                dell’amore,  e  l’unica  cosa  buona  alla  guerra  è  che  a  volte  ci

                trovi un amico. Il resto è spazzatura. Io, vedi, venni volontario
                ma ora odio tanto questa guerra che non so come esprimerlo.

                Forse  così:  vorrei  non  esser  venuto.»  «Quanto  tempo  ti  resta,
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