Page 18 - Oriana Fallaci - 1968
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sento  Moroldo  che  brontola:  «E  spara  e  spara  e  spara.  Ma
                quanto  costa  ogni  colpo?  Mezzo  milione?  Un  milione?  Come

                sono ricchi gli americani. Io, la guerra agli americani, non gliela
                farò mai».






                Una bomba da 300 chili ha fatto un massacro



                MARTEDÌ  MATTINA.  Si  chiama  Pip,  ha  ventitré  anni,  un  volto
                buono  e  arguto,  un  fucile,  una  Leica  e  un  blocco  di  carta  col
                                                                                         a
                lapis.  È  addetto  al  servizio  informazioni  della  4   divisione
                fanteria  e  sarà  lui  a  portarci  sulla  collina  1383.  Gli  andiamo

                incontro ridendo, ci siamo svegliati contenti, com’è bello essere
                vivi.  Se  imparassimo  a  esser  contenti  per  il  semplice  fatto
                d’essere vivi. Capiremmo perfino il piacere di lavarsi la faccia

                con  un  bicchiere  d’acqua,  l’altro  bicchiere  è  pei  denti,  e
                pazienza se nell’uniforme ci hai dormito e sudato, se il sacco a

                pelo puzzava, se trovare un gabinetto è un regalo. Il generale
                Peers m’ha offerto l’uso del suo gabinetto che è una scatola di
                legno su cui è scritto «Privato», ma tutte le volte che provi ad

                andarci c’è lui. Al terzo tentativo l’ho sorpreso sotto la doccia
                che  si  insaponava.  «Oh!»  ha  esclamato  arrossendo  e  non  si

                capiva  a  guardarlo  perché  tutti  ne  abbiano  tanta  paura.  Così
                nudo  e  indifeso  non  sembrava  davvero  il  demonio  che

                nell’ultima  guerra  mondiale  terrorizzava  i  giapponesi  della
                Birmania, ancor meno sembrava il grande stratega che da venti

                giorni manda i ragazzi a morire e ogni sera ripete: «Stanotte la
                collina  875  sarà  nelle  nostre  mani».  Uscendo  senza  scarpe
                scansava i sassolini come fossero spilli. L’ho raccontato a Pip

                che  continua  a  ripetere:  «Devi  dirlo  al  capitano  Scher!».  Il
                capitano  Scher  è  colui  che  ha  conquistato  le  tre  colline  e  Pip

                sostiene che se la 875 fosse toccata a lui non sarebbe successo
                quello  che  è  successo.  Sulla  875  la  situazione  sta  facendosi

                ancora più tragica. Stamani i Phantom bombardavano i bunker
                dei nordvietnamiti, uno ha sganciato troppo presto una bomba e
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