Page 179 - Oriana Fallaci - 1968
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province  del  Sud,  eroe  della  guerra  civile,  accusato  di
                revisionismo  per  certi  gusti  borghesi  e  per  avere  aperto  le

                frontiere di Hong Kong durante la carestia del ’62. Tao Chou
                era l’uomo che dirigeva i comunisti di Hong Kong e di Macao,

                a  Canton  lo  chiamavano  l’Imperatore.  I  comunisti  di  Hong
                Kong  e  Macao  sono  confusi,  si  muovono  senza  una  guida
                precisa.  Capita  un  incidente.  A  Macao  c’è  una  scuola  assai

                vecchia e i comunisti voglion demolirla per rifarla nuova: ma il
                permesso del governatore non arriva mai. Esasperati, un mattino

                di novembre la abbattono senza permesso. Piomba la polizia, li
                arresta  in  massa,  e  scoppia  la  rivolta.  Per  la  prima  volta  in

                quattrocent’anni. Portoghesi contro cinesi. Ma anche qui i cinesi
                sono  in  maggioranza:  l’ottantacinque  virgola  sette  per  cento.

                Una  parola  d’ordine  vola  di  bocca  in  bocca:  «Non  servite  il
                diavolo  straniero».  L’indomani  i  portoghesi  si  svegliano,
                suonano il campanello per il caffellatte, e non c’è nemmeno un

                cinese a porgerlo con un inchino. Né dentro le case, né dentro
                gli alberghi, né ai bar. I tassisti si rifiutano di far salire i bianchi

                sui  taxi,  i  negozianti  si  rifiutano  di  vender  loro  la  merce,  i
                becchini si rifiutano di seppellirne i morti. Si forma un comitato

                del popolo, composto da tredici rappresentanti dei lavoratori. Si
                installa  alla  Camera  di  commercio,  esige  che  il  governatore

                venga  a  firmare  la  resa  sotto  il  ritratto  di  Mao  Tse-Tung.  Il
                governatore tentenna, cede, capitola: sotto il ritratto di Mao Tse-
                Tung. Firma tutto, ma tutto: le scuse ufficiali, il risarcimento dei

                danni agli arrestati, l’allontanamento dei cinesi di Chiang Kai-
                shek  da  Macao,  il  rientro  a  Macao  dei  comunisti  esiliati,  il

                completo controllo della polizia di Macao, dell’amministrazione
                di Macao, dell’autorità di Macao. D’ora innanzi il governatore
                non potrà far nulla, ma nulla, senza il permesso del Comitato

                del popolo. E ha appena firmato che la situazione sfugge dalle
                mani del Comitato del popolo per cadere in quelle delle guardie

                rosse.  A  Macao  comandano  ormai  i  bambini.  Quelle  che
                seguono sono tre testimonianze raccolte a Macao. La prima di

                padre Luigi Rubini, direttore di una scuola cattolica. La seconda
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