Page 170 - Oriana Fallaci - 1968
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tragico essere un vietnamita. Perché essere vietnamiti significa
trovarsi nel mezzo di una lotta fra due giganti, anzi tre giganti,
che non si curano affatto di te e ti usano come pallottola per
spararsi addosso. America e Russia. America e Cina. Noi siamo
il pretesto per la loro vanità, che mira soltanto alla conquista del
potere, della supremazia. E in questa lotta rischiamo d’essere
schiacciati senza pietà. Lo sa anche Ho Chi Minh. Lo sanno
tutti. Fuorché gli americani. Ma spiegarlo agli americani
sarebbe come spiegar loro che la parola socialismo non è una
parolaccia, che la civiltà da loro proposta, anzi imposta, è una
civiltà da robot. Non sono mai riuscito a parlare con loro: una
volta tentai la conversazione con uno «specialista in aiuti
all’estero». Ma non servì a nulla. Voleva sapere perché gli
americani sono odiati malgrado tutti gli aiuti che danno. Allora
gli dissi: «Perché, per essere amati, non conta ciò che si dà ma
come si dà». «E come dovremmo darvelo?» chiese lui. Risposi:
«Potrei insegnarglielo, ma ci vorrebbero anni e anni,
generazioni e generazioni Diciamo una civiltà di migliaia di
anni e centinaia di generazioni». Replicò: «Come ha detto?». Se
non riuscirò a salvare questo paese sarà perché un uomo solo
non basta a vincere una rivoluzione di cuori in un mondo
dominato dalla tecnologia, dai computer, da tre giganti che si
minacciano con le bombe ad idrogeno. E con ciò ho detto tutto.
Grazie d’avermi ascoltato. Vede, io sono un uomo solo:
talmente solo. Mi capita così raramente di parlar con qualcuno,
di trovare qualcuno che davvero mi ascolti. Se per caso accade,
mi sento come felice. perché mi sento un po’ meno solo.