Page 165 - Oriana Fallaci - 1968
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Ovvio che la prima cosa da occupare era la radio, onde gridare
                al popolo: «Siamo qui, siamo a Saigon, niente più Ky, niente

                più Thieu, siamo noi il governo, siamo noi gli amici». Hanno
                perso  tempo  con  l’ambasciata  americana:  ma  cosa  vuole  che

                importi al popolo dell’ambasciata americana? Ma come si può
                perdere tempo con l’ambasciata americana? Ora che se ne sono
                resi conto, tuttavia, ci riproveranno. E molto presto: non appena

                si saranno rimessi dalle gravissime perdite, quei cinquantamila
                caduti,  non  appena  avranno  riorganizzato  le  truppe.  Fra  due

                mesi,  al  massimo  tre:  vedrà.  Attaccheranno  senza  ripetere  i
                medesimi errori e sarà la battaglia decisiva. Perché la guerra si

                decide  a  Saigon,  non  a  Khe  Sanh.  Sono  gli  americani  che
                pubblicizzano  Khe  Sanh,  che  gli  danno  importanza.  Non  i

                nordvietnamiti.  I  nordvietnamiti  non  sono  stupidi,  sanno
                benissimo che Khe Sanh non ha alcun valore militare o politico,
                e che invece questa guerra si decide a Saigon.



                Generale Ky: attaccheranno di nuovo e… se vincessero?



                Vorrebbe dire che il popolo è con loro, che mi sono sbagliato,
                che  non  c’è  bisogno  della  mia  rivoluzione.  Non  accadrà.  Il
                popolo non si solleverà con loro, per loro, e da soli non possono

                farcela. Da soli sono ad armi pari con noi, e non sono più bravi
                di  noi.  Hanno  più  esperienza,  certo,  più  disciplina,  più

                allenamento:  è  dal  1951  che  si  organizzano,  noi  abbiamo
                cominciato solo quattro anni fa. Ma alla guerra ci siamo abituati
                come  loro.  Come  loro,  non  abbiamo  visto  altro  dacché  siamo

                nati. Come loro, non abbiamo mai conosciuto la pace, la felicità,
                non abbiamo mai compreso la differenza fra la vita e la morte.

                Sì, lo so, voi europei, voi bianchi credete che i vietnamiti siano
                stanchi  della  guerra:  al  Sud  e  al  Nord.  Non  ne  siamo  affatto

                stanchi, e la ragione è che non sappiamo che cosa sia la pace, la
                morte per noi è una questione di abitudine e non ci fa orrore.

                Prenda il mio esempio: non ricordo nemmeno il mio incontro
                con  la  guerra:  ero  un  bambino  quando  fummo  occupati  dai
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