Page 160 - Oriana Fallaci - 1968
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sfruttava. Sono d’accordo con loro quando danno un fucile a un
                contadino  e  gli  dicono:  combatti  per  una  vita  migliore.  Sono

                d’accordo  con  loro  quando  aboliscono  le  classi  privilegiate.
                Come  dice  Confucio,  le  differenze  sono  inevitabili  perché  in

                una società ciascuno deve avere il suo posto e il suo lavoro: ma
                tali  differenze  non  devono  umiliare  nessuno  e  tutti  devono
                integrarsi  nell’armonia.  Non  so  come  spiegarlo…  Come  dice

                Confucio, bisogna innalzare i poveri e abbassare i ricchi fino al
                livello in cui poveri e ricchi s’incontrano, armoniosamente…



                Io credo che Ho Chi Minh l’ascolterebbe con molto interesse e
                con  molta  simpatia,  generale  Ky.  È  proprio  sicuro  di  non
                trovarsi dalla parte sbagliata?



                Ecco,  può  anche  darsi  che  lei  abbia  ragione.  Potrebbe  anche

                darsi che, se dieci o vent’anni fa avessi incontrato Ho Chi Minh
                e mi fossi messo a leggere i suoi libri, oggi mi troverei dalla sua
                parte,  a  distruggere  l’individuo  e  ad  accusare  mia  madre  in

                nome  della  giustizia  sociale.  Però  che  cosa  sarei?  Un  piccolo
                funzionario  obbediente  e  perduto  nei  quadri  del  Partito

                comunista, come migliaia di altri. Fagocitato da loro, zittito da
                loro.  E  non  combinerei  nulla.  Trovandomi  da  questa  parte,

                invece, sono Nguyen Cao Ky e posso fare qualcosa. Perché se è
                vero  che  una  rondine  non  fa  primavera,  come  diciamo  in

                Vietnam, è anche vero che una rondine annuncia la primavera.
                Certo,  dall’altra  parte  della  barricata  tutto  sarebbe  stato  più
                facile  per  me.  Probabilmente  sarei  anche  meno  infelice.  Però

                sarei  anche  più  impotente:  non  potrei  sognare  la  mia
                rivoluzione. Quanto a parlare con Ho Chi Minh… Sì, forse mi

                piacerebbe.  Però  con  una  rivoltella  in  mano:  non  lo  conosco,
                non  mi  fido,  e  non  posso  dire  nemmeno  che  mi  interessi
                sinceramente. Appartiene a un’altra generazione. Senza dubbio

                è un buon capo, ma è vecchio. Ha più di settant’anni e io ne ho
                trentasette.  Cosa  potremmo  dirci?  Non  è  che  io  disprezzi  i

                vecchi:  appartengo  a  un  paese  che  tiene  in  gran  conto  la
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